Regia di Uli Edel vedi scheda film
"Body of Evidence" è una di quelle porcherie irresistibili degli anni ’90 che oggi verrebbero bollate come trash, ma che all’epoca rappresentavano il sacro Graal per ogni adolescente in pieno boom ormonale. Dimenticate la trama – un giallo-thriller che vorrebbe scimmiottare Basic Instinct ma senza avere né la raffinatezza di Verhoeven né la tensione narrativa – e concentratevi su ciò che davvero conta in questo film: sesso, carne, sudore e Madonna nuda che cavalca Dafoe come una domatrice indemoniata.
Sì, perché diciamolo: nessuno ha mai visto "Body of Evidence" per il colpo di scena finale. Lo abbiamo visto – e rivisto – per quelle scene bollenti che, ai tempi del VHS, costringevano i videoregistratori a lavorare in loop e noi a svuotare interi pacchi di fazzoletti. Madonna, in pieno delirio erotico-post-Sex-book, si mette a nudo (in tutti i sensi), e ci regala momenti hard-core mascherati da cinema d'autore. E Willem Dafoe, povero cristo, viene letteralmente sacrificato sull’altare del sesso: legato, graffiato, unto e usato come un oggetto. Ma a noi stava bene così. Anzi, lo invidiavamo da morire.
La fotografia è calda, morbosa, quasi viscida; la colonna sonora sospira tra un gemito e un cigolio di letto. I costumi? Inesistenti, e per fortuna. La regia di Uli Edel è piatta, certo, ma a chi fregava davvero della regia quando Madonna versava la cera bollente sul corpo del superdotato Willem Dafoe o... si faceva sbattere sul cofano di un’auto in garage? Scene che oggi passerebbero solo su PornHub, ma che nel '93 ci fecero credere che il cinema potesse ancora farci venire duro.
No, Madonna non sa recitare. Sembra sempre in posa per uno shooting di Steven Meisel. Ma è proprio questo il punto: in "Body of Evidence" non è chiamata ad essere attrice, ma icona pornografica di lusso. E lei risponde presente, con unghie laccate e gambe spalancate. È un film che ha il valore di un’erezione giovanile: inutile, incontrollabile, meravigliosa.
Rivederlo oggi è un trip nostalgico che sa di VHS sgranato, luci rosse, e voglia di trasgressione da pomeriggio senza genitori. Un cult involontario, un porno travestito da noir. E noi, ex-ragazzini degli anni '90, gliene saremo per sempre grati.
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