Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Con dei toni sardonici e anarchici, il grande regista Mankiewicz realizza un western che infrange parecchi canoni del genere. Con un protagonista canagliesco e farabutto, ma irrimediabilmente simpatico (Kirk Douglas nel ruolo del vulcanico Paris Pitman) assistiamo a un piano di fuga finemente elaborato ma altrettanto cinicamente predisposto esclusivamente per recuperare il bottino di una rapina, sacrificando senza tema tutti i compagni carcerati. Da contraltare alla figura di Pitman c’è il probo ex sceriffo Lopeman, reso claudicante in una sparatoria e mandato a dirigere il carcere ove Pitman è rinchiuso, che cercherà di gestire con maggiori slanci di umanità e coinvolgimento dei detenuti. In un finale esplosivo, però, per Pitman sarà fatale il nascondiglio che aveva utilizzato per occultare il bottino e in tutto questo vedremo un mutamento radicale di Lopeman, dedito a riacciuffare l’evaso, che deciderà di tenersi il bottino e andare in Messico. Sicuramente Kirk Douglas, come già in altri film si trova a suo agio in una figura energica, brillante; in un certo senso l’approccio smaliziato e contro ogni forma di autorità mi ha ricordato il personaggio interpretato da Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo, ruolo che peraltro proprio Douglas aveva interpretato in una versione teatrale nel 1963 e che avrebbe voluto recitare anche nella versione cinematografica. Più sottotono la figura di Henry Fonda che, sebbene attento ad una logica più “progressista” e dedito a manifestazioni di onestà per l’intera vicenda, sorprenderà nel finale dimostrandosi più brillante di tutti.
Accompagnati da un cast in stato di grazia, da Warren Oates alla spassosa “coppia” composta da John Randolph e Hume Cronyn, la pellicola avanza appunto tra i toni sarcastici di una commedia brillante ma senza sacrificare l’azione.
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