Trama
Presentato alla Quinzaine 2025, il film La Danse des Renards racconta la storia di Camille (Samuel Kircher), giovane promessa del pugilato, che in un collegio sportivo viene salvato da un tragico incidente dal suo migliore amico Matteo (Fayçal Anaflous). Anche se i medici lo dichiarano fuori pericolo, una strana e crescente sofferenza fisica comincia ad assediarlo, mettendo in crisi il suo corpo, la sua identità e il sogno di gloria che aveva costruito. Mentre la finale del campionato si avvicina, Camille deve affrontare non solo il dolore che lo paralizza, ma anche la fine di un’amicizia e di un’epoca della sua vita.
Con il film La Danse des Renards, Valéry Carnoy firma un esordio potente e poetico che prosegue il lavoro iniziato con i suoi cortometraggi Ma Planète (2018) e Titan (2021). Al centro del film, c’è il corpo maschile in trasformazione, il trauma invisibile della giovinezza e la violenza sistemica degli ambienti sportivi: temi che Carnoy esplora con una sensibilità fuori dal comune.
Per Carnoy, l’idea del film La Danse des Renards nasce dal desiderio di raccontare la fragilità della virilità in età adolescenziale, partendo da un personaggio che ha fatto del proprio corpo un’arma. La ferita di Camille non è solo fisica, ma diventa una metafora del passaggio all’età adulta: un dolore che non ha diagnosi certa, che abita la soglia tra psiche e carne.
Il film La Danse des Renards è costruito attorno a una coralità intensa e autentica: il lavoro con gli attori adolescenti (molti dei quali non professionisti) è stato lungo e partecipativo. Carnoy ha scritto e riscritto le scene attraverso mesi di prove e osservazioni dirette, rifiutando gli stereotipi del film sportivo e dell’adolescenza. Ogni personaggio, a partire da Camille, è pensato per essere contraddittorio, opaco, reale.
La boxe, onnipresente ma mai invadente, è trattata come contenitore visivo e sociale. Il ring è lo spazio dove i corpi si sfidano, ma anche dove si toccano, si feriscono e si riconoscono. Con l’aiuto del direttore della fotografia Arnaud Guez, Carnoy sceglie un’estetica documentaria ravvicinata, con movimenti fluidi e focali corte, che ci collocano dentro gli occhi e la pelle dei protagonisti.
Le “renards”, volpi, del titolo non sono solo animali. Sono simboli viventi di un’innocenza perduta, dell’amicizia tra Camille e Matteo, di un legame che si sgretola nell’ombra della maturità. La danza è quella della boxe, certo, ma anche quella dell’adolescenza: instabile, rischiosa, irripetibile.
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