Regia di Emilie Blichfeldt vedi scheda film
Come trasformare l'abusata fiaba di "Cenerentola" in un marchingegno horror (con accenni pornografici) che trasuda follia da tutti i pori, un po' come succedeva in "The Substance", senza averne, però, i soldi e i nomi importanti. La storia è nota, ambientata in epoca ottocentesca da qualche parte in Norvegia (da dove arriva l'esordiente regista Emilie Blichfeldt), e vede un principe irraggiungibile, la bellissima Cenerentola, finita in disgrazia per l'ascesa delle due sorellastre, una delle quali, Elvira, bruttina bruttina, aspira a diventare la concubina nel famoso ballo al castello. Elvira, guidata da una madre arrivista, fa di tutto per diventare bella, perseguitata da un chirurgo plastico aguzzino e ingoia perfino una tenia, nel tentativo di dimagrire (cosa di cui non avrebbe bisogno). Da qui comincia un vortice sconclusionato, fra improbabili menomazioni fisiche, accenni di sesso esplicito (del tutto gratuito), che va ricalcando la trama della fiaba, solo, per così dire, rivitalizzandola, annerendola, a volte ridicolarizzandola, facendola a pezzi, insomma, che se non si hanno troppe pretese, ci si diverte pure. La confezione è ottima, l'attrice principale bravissima e tutto quello che le gira intorno, credibile, al netto delle esagerazioni. Il finale è disturbante, vi avviso. Non so, la sufficienza c'è tutta, potrebbe diventare un film di culto, chissà. Non portateci i bambini e 'fanculo alla Disney (e affini). Complimenti alla Blichfeldt per il coraggio di un esordio così.
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