Espandi menu
cerca
The Smashing Machine

Regia di Benny Safdie vedi scheda film

Recensioni

L'autore

supadany

supadany

Iscritto dal 26 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 416
  • Post 189
  • Recensioni 5920
  • Playlist 120
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Smashing Machine

di supadany
7 stelle

La natura umana è quanto mai complessa, in grado di sfuggire alle facili/invalse etichette. Tuttavia, sussiste – e si amplifica - la tendenza a suddividere gli individui in funzione di schemi fiscali/prefissati, quindi tra buoni da supportare e cattivi da censurare, in anime gentili e quelle intrattabili, in vincenti nati o perdenti senza possibilità di appello. Una predisposizione che spinge a perseguire comportamenti erronei, anche quando le intenzioni di partenza sono (pro)positive, producendo - come immediata conseguenza - delle gravi disfunzioni, che soprattutto nel momento in cui sopraggiungono delle complicazioni fuori programma, emergono in tutta la loro potenza/violenza.

The smashing machine racconta una storia realmente accaduta e, per quanto gli è probabilmente possibile, tenta con tutte le sue forze di individuare una propria autonomia all’interno della tanto abbondante, quanto raramente coraggiosa, offerta del biopic sportivo (di recente, rimanendo nell’ambito di quelle discipline legate alla lotta, vedi The warrior). In questo modo, nonostante i 50 milioni di dollari di budget (tantissimi per la A24), non è certo un film pensato per accontentare tutti, in compenso mette in circolo peculiarità significative e talvolta sorprendenti, qual è – su tutte - la prova fornita da Dwayne Johnson, semplicemente sbalorditiva, tale da lasciare - anche il più stoico/stolto dei diffidenti - a bocca spalancata.

La carriera da lottatore di Mark Kerr (Dwayne JohnsonJumanji, Jungle cruise) procede mietendo una vittoria dietro l’altra, mentre la sua relazione sentimentale con Dawn Staples (Emily Blunt Sicario, Edge of tomorrow) annovera continui alti e bassi.

Quando arriva la prima battuta d’arresto, per quanto dibattuta per via di un regolamento non fatto correttamente rispettare dall’arbitro, per Mark cominciano le prime e incresciose difficoltà, tra una dipendenza da superare, un problematico ritorno alle competizioni e i ripetuti diverbi casalinghi con Dawn.

La grande occasione per l’auspicato riscatto, si presenterà con un torneo che contempla tutti i big del settore, compreso il suo grande e fondamentale amico Mark Coleman (Ryan Bader).

Comunque possa terminare questa avventura, Mark avrà di fronte a sé un futuro tutto da scrivere.

 

 

Dwayne Johnson

The Smashing Machine (2025): Dwayne Johnson

 

 

Scritto e diretto da Benny Safdie (Diamanti grezzi, Good time), che si prende una pausa dal sodalizio portato avanti con proficuo successo insieme al fratello Josh (nel frattempo impegnato con Marty supreme, di prossima uscita), The smashing machine è un arduo banco di prova per l’autore e il protagonista, mettendo peraltro in pratica una marcia volutamente discordante rispetto a quella che va per la maggiore, che i suoi naturali competitor intraprendono senza manifestare alcuna esitazione.

Girato in 16mm, è caratterizzato da un’impostazione precisa/inamovibile, a cominciare dal soggetto selezionato, distante dai riflettori planetari e con un percorso complessivo tutt’altro che trionfale/immacolato, comunque sia un pioniere che ha messo sul piatto della bilancia tutto quello che poteva, per poi passare a una perizia tecnico/cronachistica che sembra fatta apposta per smontare qualsiasi tipologia di facile entusiasmo, con diversi backstage, volti pertinenti presi direttamente dal settore descritto e confessioni dirette, per non parlare di come i match vengono rappresentati e ripresi, con un approccio sintetico e scientemente antispettacolare.

Un pannello di controllo che predilige - senza alcun indugio - il come al cosa, con un importante capitale umano da vivisezionare, dimenandosi tra luci e ombre, tra convenzioni (inevitabili?) e slittamenti, sogni di gloria e sconforto, corpo (mastodontico) e anima (martioriata), con tanto di sudore, sangue e lacrime (trattenute ma percebili), con un amore ballerino e amicizie immancabili, per un organismo vivente che non smette mai di far sentire la sua voce, anche in quei piccoli/momentanei scorci che potrebbero apparire come marginali/supplementari.

In più, la cifra stilistica è impreziosita dalla colonna sonora, costantemente presente e perlopiù in sottofondo, di Nala Sinephro, un accompagnamento felicemente avvolgente/sensoriale, mentre la fotografia settata da Maceo Bishop (The curse, The watcher) fornisce una compattezza granitica/amalgamata.

Tutti fattori di livello medio/alto, che fanno fronte comune, ma a fare l’effettiva differenza ci pensa Dwayne Johnson che rimane sempre sotto la lente d’ingrandimento. Un peso massimo che all’esuberanza fisica affianca una congruità emotiva semplicemente disarmante/irresistibile, alternando commoventi sguardi persi nel vuoto, che lasciano intendere un profondo/scardinante malessere, a sorrisi sinceri/contagiosi, gesti rilassanti/amorevoli a momenti scontrosi/disorientanti, espressi sempre e comunque con una concentrazione ammirevole.

 

 

Emily Blunt, Dwayne Johnson

The Smashing Machine (2025): Emily Blunt, Dwayne Johnson

 

 

In buona sostanza, The smashing machineLeone d’argento per la miglior regia alla Mostra del cinema di Venezia - ha una postura/cubatura/abbraccio spiazzante, che non fa nulla per strappare quegli applausi definiti di routine (ecco, ci sarebbe giusto il personaggio di Emily Blunt, che è un po’ un pugno in un occhio, quantunque lei sia veramente esplosiva). Vanta una fedeltà assoluta al suo incrollabile credo, con un’adesione impressionante all’ambiente che affronta, ed è fatto di carne viva, di aspirazioni sbriciolate e di certezze che crollano, senza nessuno piedistallo da far risplendere, tra frangenti saltati di sana pianta (vedasi la riabilitazione di Mark) e prolungamenti sinceri, affondi decisi e nicchie gratificanti, diapositive reali e spaccature laceranti, cristalli spigolosi e sottigliezze porose.

Quadrato nella forma cinematografica e generoso nell’essenza umana, tanto denso quanto instabile, per un’anamnesi rispettosa e reticolare, che non getta mai la spugna.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati