Trama
Presentato fuori concorso a Cannes 2025, il film Vie privée racconta la storia di Lilian Steiner (Jodie Foster), una psicoanalista rigorosa e introversa che viene sconvolta dalla misteriosa morte di una sua ex paziente, Paula (Virginie Efira). Mentre cerca di comprendere se si tratti di suicidio o di omicidio, Lilian si ritrova a rivivere sogni, ipnosi, ricordi e sensi di colpa che mettono in crisi le sue certezze e il fragile equilibrio tra razionalità e emozioni.
Attraverso sedute d’analisi, dialoghi serrati e visioni oniriche, il film Vie privée esplora i confini sfumati tra ascolto e silenzio, amore materno e sofferenza, verità e menzogna. Rebecca Zlotowski costruisce un film “verboso”, lucido e profondo, in cui le parole diventano partitura musicale e campo di battaglia. Al centro, una donna che per mestiere ascolta, ma che è rimasta muta di fronte alle proprie emozioni. Il titolo gioca con l’ambiguità: la vita intima, ma anche una vita negata.
Vie privée è un film che riflette sul cinema stesso, come pratica psicoanalitica e confessionale. Il cuore pulsante di tutto è senza dubbio Jodie Foster, che torna a recitare in francese per la prima volta dopo vent’anni. Il suo personaggio, Lilian Steiner, è una psicoanalista raffinata e controllata, costretta a confrontarsi con la fragilità del proprio mondo interiore.
Foster la interpreta con una profondità rara, capace di esprimere il tumulto del pensiero e delle emozioni con la sola tensione di uno sguardo. “Vie Privée è un film che ho sentito profondamente mio. Il personaggio di Lilian è più vicino a me di quanto immaginassi”, ha dichiarato l’attrice, sottolineando il legame intimo con una figura che incarna il conflitto tra razionalità e affetto, ascolto e silenzio.
Accanto a lei, Daniel Auteuil incarna l’ex marito con una leggerezza disarmante, riuscendo a bilanciare l’intensità della protagonista con un’ironia dolce e affettuosa. La loro dinamica rievoca, con delicatezza, il registro della commedia classica.
Virginie Efira, seppur presente soprattutto in flashback e sogni, è fondamentale nel dare corpo a Paula, la paziente enigmatica la cui morte innesca la crisi esistenziale di Lilian. Il suo fantasma attraversa il film come una domanda senza risposta, una proiezione inconscia che destabilizza.
Mathieu Amalric, nei panni del marito inquietante di Paula, costruisce un personaggio ambiguo e disturbante, mentre Vincent Lacoste interpreta con sensibilità un figlio spaesato e bisognoso d’amore. Luàna Bajrami, nel ruolo della giovane figlia di Paula, regala invece un’interpretazione fredda e spiazzante, simbolo della nuova generazione che osserva e giudica.
Tutti i personaggi (analisti, pazienti, figli, fantasmi) compongono un affresco psicologico complesso, dove ogni gesto e ogni parola contribuiscono a un disegno più grande: quello di un’inquietudine che attraversa il pensiero, la memoria e il desiderio.
Tra thriller psicologico, film d’analisi e commedia, Vie privée è un’opera intellettuale e sensuale, punteggiata da humour, sogni freudiani, riferimenti alla Shoah e ambivalenze materne. Zlotowski lavora su un registro cinematografico colto, che ricorda Hitchcock e la Nouvelle Vague, ma con una scrittura tutta contemporanea. “Un film che mi tocca è sempre un film che parla del cinema attraverso di noi”, come ha amato sottolineare.
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