Regia di Sengedorj Janchivdorj vedi scheda film
Bellissimo film sulla devastante difficoltà di vivere e sulla ricerca del riscatto e l'affermazione dell'amore sulla morte. Profondo e riflessivo.
Mi è piaciuto tantissimo questo film di Janchivdorj. Protagonista della storia è Myagmar, ex carcerato che avrà modo di raccontare cos'è l'inferno di un carcere fatto di soprusi e lavori forzati, che vive il dramma della perdita della madre e il peso sulla coscienza di un omicidio. E non racconterà molto altro perché è un personaggio silenzioso come la città del titolo, ma che quelle poche volte che prende la parola porta una riflessione, un punto di vista profondo e delle grandi riflessioni nella limitatezza della semplicità umana. Gli fa da contraltare e guida spirituale Sodoo, giovane monaco buddhista che condivide con lui i funerali ai quali partecipano uno in veste di autista, l'altro per l'ultima benedizione della salma. Ai due personaggi si affianca Saruul, figlia del falegname cieco che lavora le bare fino a renderle lisce come la seta. Padre ingenuo, la cui cecità lo porta a conoscere e a intuire l'umanità delle persone, ma a non vedere il grande problema che la figlia, vittima di Revenge porn, vive.
L'intreccio della storia è avvincente e si alternano dialoghi scarni a silenzi prolungati fatti di osservazioni e riflessioni.
E nell'osservazione esterna accompagnata da un suono interiore e da un silenzio definitivo si conclude il film, un finale silenziosamente straziante che lascia un messaggio ineluttabile sul destino dell'uomo, solo nella vita e nella morte e vittima delle proprie debolezze e della propria inesperienza. È vero, la vita non è come nei film, non si può tornare indietro, ma l'abbandono del finale non lascia speranze e ci condanna definitivamente.
Bello e assolutamente consigliato. meriterebbe una distribuzione in sala.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta