Regia di Sengedorj Janchivdorj vedi scheda film
Arriva dalla Mongolia, il film vincitore del Far East Film Festival 2025 di Udine, ormai un'istituzione per quello che riguarda il Cinema orientale in Italia. Presentato in esclusiva, per un giorno, sulla piattaforma MyMovies (sempre molto interessante), ci permette di gettare uno sguardo su una cinematografia spesso e volentieri agiografica, turistica, tutta pastori, cammelli e taighe. Questa volta, evviva, l'opera si svolge quasi esclusivamente a Ulan Bator, la capitale, e tutto questo aiuta a restituirci l'immagine di un paese moderno, frenetico e molto vicino al mondo occidentale, soprattutto se visto attraverso gli occhi di questi due ragazzi, Myagmar, ragazzo solitario, segnato da 14 anni di prigione, che vive isolato accogliendo cani randagi e guidando un carro funebre, e Saruul, bellissima ragazza che si ritrova intrappolata in una storia più grande di lei, fatta di ricatti sessuali, che, per la vergogna, la porteranno spesso sull'orlo del suicidio.Un film cupo, decisamente, e da sforbiciare nella prima ora (138 minuti sono troppi), ma che si accende in maniera straordinaria dopo l'incontro dei due protagonisti, creando un'intesa esistenziale molto forte, dove ognuno è chiuso nel proprio dolore, nel proprio passato e senza futuro. "Silent City Driver" ha uno dei finali più devastanti che io ricordi: una decina di minuti difficili da dimenticare, estremi, netti, politici. Pellicola che suppongo non troverà una distribuzione italiana, ma chissà. Non un capolavoro, ma una gran bella discontinuità nel Cinema mongolo.
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