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After the Hunt - Dopo la caccia

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su After the Hunt - Dopo la caccia

di supadany
7 stelle

Ogni contesto sociale è caratterizzato da convenzioni e da equilibri che creano dei vincoli dai quali è praticamente impossibile sganciarsi. Alcuni di essi sono diretta emanazione di tradizioni/abitudini interne, altri derivano dalle influenze esterne, da quelle forme di pensiero che sopraggiungono all’improvviso, prendendo – talvolta nel bene, altre nel male - il sopravvento in maniera generalizzata. In ognuno di questi casi, viene comunque sia ormai drammaticamente a mancare qualsiasi tipologia di indispensabile/approfondito contraddittorio e la prima impressione è quella che conta, seguendo logiche di potere sommarie che danno luogo a sentenze scritte in partenza, con ingiustizie che in troppi casi spingono il più furbo – colui che sfrutta la tanto agognata occasione o chi invece accetta silenziosamente il compromesso - in alto, mentre chi si ritrova chiuso in un angolo non ha a disposizione alcuna arma di difesa, finendo inevitabilmente per soccombere, uscendo dai giochi.

After the hunt infila il dito in queste piaghe, andando costantemente in contromano. Un film audace e conflittuale, impegnativo e spiazzante, soprattutto in considerazione delle pagine in precedenza scritte dal suo direttore d’orchestra, disseminato di angoli acuti e di calamite efficaci (vedi le corrispondenze tra personaggi e attori), aggirandosi in assoluta autonomia all’interno di ambienti altolocati, testimoniando come il clima generale sia – in ogni dove - tragicamente avvelenato, dalla radice (di ciò che era) a quei germogli che vogliono prendersi il presente e soprattutto il futuro (che verrà).

Alma Olsson (Julia RobertsPretty woman, Erin Brockovich) è una stimata docente in quel di Yale, che ambisce a conquistare ruoli sempre più importanti, con un braccio destro come Hank (Andrew GarfieldLa battaglia di Hacksaw Ridge, Tick, tick… boom!), con il quale l’intesa è ottimale anche fuori dall’ambiente universitario, così come avviene con Maggie (Ayo EdebiriThe Bear, Bottoms), una studentessa brillante, con una famiglia influente alle spalle.

Tutto cambia di punto e in bianco, in modo irreversibile, quando Maggie accusa Hank di aver abusato di lei, ponendo Alma in una posizione particolarmente scomoda, che peraltro rievoca trascorsi infelici.

Se il destino di Maggie e di Hank paiono segnati in partenza, Alma dovrà affrontare problemi che la attanagliano nelle viscere e prendere decisioni fondamentali per definire la traiettoria della sua vita/carriera.

 

 

Julia Roberts, Andrew Garfield

After the Hunt - Dopo la caccia (2025): Julia Roberts, Andrew Garfield

 

 

Scritto con indomabile fervore dall’esordiente Nora Garrett e diretto con stile smagliante da Luca Guadagnino (Challengers, Chiamami col tuo nome), After the hunt è un’opera ostica e ostinata, fortemente irregolare nel suo andamento, che procede a scatti, un thriller dell’anima sui generis, ma anche un dramma umano che segnala un clima inquinato/purulento e uno smarrimento allarmante che, seppure perseguendo modalità differenti, non risparmia niente e nessuno, neanche il pubblico, che deve fare i conti con un prodotto che non fa praticamente nulla per cercare un consenso conforme alle regole riconducibili al buon mercato.

Così, muovendosi tra le distanze/divisioni - divenute sempre più oceaniche – tra le generazioni (chi ha tutto sottomano e chi invece appartiene a un mondo completamente nuovo/diverso) e le questioni di genere (chi parte con un bel vantaggio acquisito e chi invece deve dannarsi per recuperare terreno), tra politica (come se una bandiera idealistica potesse stabilire dove soggiornano il merito e la morale) e cultura (gli insegnamenti sulla carta vengono sistematicamente scavalcati quando c’è di mezzo la convenienza), la cartella clinica preposta/proposta snocciola concetti eruditi, dilemmi dilanianti e ipocrisie annichilenti, dubbi puntuali e danni permanenti, per una valanga che non può essere arginata in alcun modo.

Tra porte che si chiudono e umori variabili, con il senso della ragione che appare definitivamente smarrito e storture in continuo ampliamento, After the hunt mette in gioco e in evidenza una quantità esorbitante di panni sporchi, senza paura di ritrovarsi con il fianco scoperto o di compiere un improvvido passo falso, imbottito di dettagli significativi (gli ambienti universitari, le gestualità poste sotto una lente d’ingrandimento e cavità altamente sensibili) ma anche di fattori irrisolti, per un procedimento imperfetto, macchinoso e discontinuo, che alterna risvolti plateali e fibre di natura criptica, dialoghi stretti (spesso di matrice intellettuale) e impulsi dolenti.

In aggiunta, e di conseguenza, i personaggi sono complessi e difficili da maneggiare, richiedendo agli interpreti un contributo rilevante, una disponibilità totale di calarsi nella parte, anche per quanto riguarda i ruoli secondari (vedasi i fidati/affidabili Michael StuhlbargA serious man, Dopesick e Chloe SevignyWe are who we are, Boys don’t cry, che regalano scampoli di elevata qualità/incisività). Indubbiamente, per Julia Roberts – il fulcro di tutta l’operazione - si tratta di una scelta estrema e quindi coraggiosa, espletata con una dedizione e una partecipazione immersiva/sentita, aspetti che denotano un’intesa provvidenziale con il regista, mentre per Andrew Garfield e Ayo Edebiri il discorso è analogo, al netto di accadere in un momento di carriera per ognuno di loro diverso.

 

 

Ayo Edebiri, Julia Roberts

After the Hunt - Dopo la caccia (2025): Ayo Edebiri, Julia Roberts

 

 

In buona sostanza, After the hunt è un film sottile e tormentato, permeato da un’estetica ricercata/dettagliata (fotografia di Malik Hassan Sayeed He got game, Clockers) che tratta con innata personalità/indipendenza argomenti di stretta attualità, che fa saltare il banco e come tale è destinato a suscitare un dibattito piuttosto animato, per quanto non possa detenere facili punti di caduta (d’altronde, nemmeno nel film sono dettati/voluti). Con un bollettino cronico/ustionante che parla con schiettezza, in virtù di tagli drastici e di una decostruzione che discetta di coscienze imbruttite/contaminate, che ragionano sostanzialmente per partito preso, e pomi della discordia che non possono essere risolti, tra pressioni asfissianti e fratture scomposte, individualismi tossici e indignazioni pregiudiziali, interferenze deleterie e fitte dolorose, accuse pesanti e calcoli di comodo, segreti da portare nella tomba e condanne spietate, relatività della comprensione e un disfacimento morale – in fondo, facilmente riconoscibile - che fa realmente tremare i polsi.

Destabilizzante (nell’essenza) e tassativo (nell’esposizione), limaccioso e provocatorio, completamente estraneo a qualsivoglia forma di calcolo prestabilito e conveniente.

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