Un giovane psicopatico con aspirazioni letterarie si innamora follemente di una giovane infermiera dell’esercito americano. A Bologna, quando manca poco tempo alla fine della Seconda guerra mondiale, il ragazzo incrocia lo sguardo della soldatessa e capisce che è la donna della sua vita. Un anno più tardi, nel Midwest statunitense, il giovane trasloca nella casa vicina a quella in cui è cresciuta l'infermiera. Qui vive ancora l'anziana madre della ragazza, disperata dalla scomparsa della figlia che, al termine del conflitto, aveva scritto che si sarebbe sposata con un italiano, senza mai più fornire altre notizie.
L’orto americano è un film che punta tutto sull’atmosfera e sull’estetica, ma si perde in una trama confusa e poco efficace. Avati conferma la sua capacità di creare tensione visiva, ma la storia fatica a decollare e lascia più domande che risposte.
Un film imperfetto che riesce comunque a regalare le emozioni tipiche del cinema di Pupi Avati, quasi una summa della filosofia del regista bolognese.
E se tutto sembra inquadrarsi in quel "gotico padano" cosi tipicamente "avatiano", allo spettatore più attento non sfuggiranno i richiami alla vena più romantica del regista.
Un bianco e nero sfavillante ma una trama verbosa e poco attrattiva sicuramente lontana dai gioielli del regista di tanti anni fa.
Certo a osato fare vedere una vagina che esce da un vasetto ma tutto sommato il film non mi e' piaciuto e ho avuto reazioni di giubilo quando il giovane e' finito in manicomio...alla lunga mi stava sui maroni...
Ho ravvisato una certa incoerenza filologica nello sviluppi narrativo de "L'orto amerano", come un qualcosa che mancando all'appello crea un'attesa che passa invano. Ma non al punto da togliere gradevolezza alla visione di questo horror "rurale" avvolto in un cupo bianco e nero. Film che conferma Pupi Avati come un sapiente creatore di atmosfere.
Pupi Avati confeziona un piccolo capolavoro, con questo suo gotico padano, tra nebbie, misteri, follia e colpi di scena. si ritorna un po' ai grandi noir anni 40-50 Hitchcock, Lang, Preminger ... fotografia in B/N strepitosa, film da non perdere soprattutto per gli estimatori del genere
La storia di un'ossessione: questa, volendo praticare una sintesi estrema, è l'essenza dell'ultimo lavoro di Pupi Avati. L'ossessione di un giovane per una visione di pochi secondi, una splendida ausiliaria dell'esercito americano che nella Bologna appena liberata dall'occupazione nazi-fascista appare e scompare nello spazio di un battito di ciglia e resta impressa per sempre… leggi tutto
Venezia 81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
"L'orto americano" ha chiuso l'ottantunesima Mostra del Cinema di Venezia tra luci ed ombre, quelle profuse dall'elegante fotografia black and white di Cesare Bastelli che ci immerge senza tregua negli umori vaporosi ed umidicci di un mondo frastornato dalla fine della guerra e dall'inizio di un tempo nuovo e pieno… leggi tutto
Alla fine un pò meglio dell'inevitabile paragone al pazzescamente sgangherato, dilettantesco, orripilante al livello dell'ultimo Argento, "Il Signor Diavolo". Ma debole e inerte nella sceneggiatura e in un ritmo verboso e in uno stile narrativo antico tra lo sceneggiato d'epoca e certi lavori passati in America di Avati, prodotti o diretti, che vorrebbe rievocare i classici degli anni '40… leggi tutto
Durante la liberazione un giovane bolognese si innamora di un’infermiera americana, Barbara. La guerra finisce, il ragazzo è diventato un affermato scrittore e si reca in Iowa alla ricerca della ragazza, nonché di ispirazione artistica. Trova in realtà solamente la madre di Barbara, che sostiene che sua figlia sia scomparsa in quel di Argenta, in provincia di Ferrara.…
Dopo capisaldi come La casa dalle finestre che ridono e Zeder, e il più recente Il signor Diavolo, Pupi Avati torna al gotico con L’orto americano, un thriller con venature di giallo e horror. Il film pesca da atmosfere cupe e temi di memoria e ossessione, giocando su un’estetica vintage in bianco e nero. Nonostante…
A livello visivo sembrerebbe funzionare (anche se il bianco e nero resta una scelta piuttosto furbetta, dal forte fascino ma dall'uso imperfetto - funzionale nelle immagini statiche, irreale nelle atmosfere dinamiche, si veda l'immagine del proiettore sulla spiaggia che cerca di trasportare all'antico un'immagine chiaramente moderna e posticcia); quello che manca è la costruzione…
Alla fine un pò meglio dell'inevitabile paragone al pazzescamente sgangherato, dilettantesco, orripilante al livello dell'ultimo Argento, "Il Signor Diavolo". Ma debole e inerte nella sceneggiatura e in un ritmo verboso e in uno stile narrativo antico tra lo sceneggiato d'epoca e certi lavori passati in America di Avati, prodotti o diretti, che vorrebbe rievocare i classici degli anni '40…
La storia di un'ossessione: questa, volendo praticare una sintesi estrema, è l'essenza dell'ultimo lavoro di Pupi Avati. L'ossessione di un giovane per una visione di pochi secondi, una splendida ausiliaria dell'esercito americano che nella Bologna appena liberata dall'occupazione nazi-fascista appare e scompare nello spazio di un battito di ciglia e resta impressa per sempre…
PUPI AVATI BACKS IN ACTION!
A sei anni di distanza da Il signor Diavolo (2019), il regista bolognese di La casa dalle finestre che ridono torna all'horror con un film basato sul suo stesso romanzo e dall'omonimo titolo: L'orto americano. La sceneggiatura è attribuibile ad Avati stesso e al suo secondogenito, Tommaso. Ambientata nel…
Deve forzatamente accontentarsi del terzo posto La città proibita di Gabriele Mainetti che resta dietro ad un irrefrenabile Paolo Genovese che con Follemente sembra davvero poter emulare il successo di Perfetti…
Il protagonista di questo film non ha un nome. Me ne rendo conto solo alla fine della visione, quando scannerizzo dentro la mia testa i numerosi volti per ricordarmi del loro ruolo, di ognuno mi rimane in memoria (stranamente) il nome, tranne di lui, il motivo è che lui non ha un nome.
Questo è un piccolo trucco magico adottato dal grande maestro Pupi Avati, per farci immergere in…
Arrivato al suo quinto fine settimana, Follemente resiste agilmente anche all'attacco di Mickey 17 che, pur forte di una riuscita campagna promozionale che ha goduto di una discreta risonanza sui social, non…
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: L’ORTO AMERICANO
L’orto americano è una conferma di quello che sappiamo già tutti noi amanti del cinema, Pupi Avati è un regista che dà il suo meglio nel thriller gotico. Con storie che mescolano personaggi inquietanti e storie che ti danno speranza, l’ignoranza contadina della bassa padana e l’alta…
Anche questa settimana i film presenti nella nostra lista delle nuove uscite sono parecchi. Su tutti però spicca, sotto moltissimi profili, Mickey 17. Prima di tutto perché è il nuovo film…
Venezia 81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
"L'orto americano" ha chiuso l'ottantunesima Mostra del Cinema di Venezia tra luci ed ombre, quelle profuse dall'elegante fotografia black and white di Cesare Bastelli che ci immerge senza tregua negli umori vaporosi ed umidicci di un mondo frastornato dalla fine della guerra e dall'inizio di un tempo nuovo e pieno…
Anche quest' anno l'avventura veneziana alla Mostra del cinema di Venezia è stata un tour de force appassionante, stancante certo, ma vissuto con il… segue
81ma MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2024) - FUORI CONCORSO
Nell'Emilia appena liberata del '45 un ragazzo rimane folgorato dalla visione di una bellissima ausiliaria dell'esercito americano. Quando un anno dopo si reca negli Stati Uniti per perseguire le sue aspirazioni letterarie, si trova come vicina di casa la madre della ragazza, che scopre…
VENEZIA 81: FUORI CONCORSO
Che bello ritrovare Pupi Avati in gran forma, motivato e proteso a trasporre un suo noto, recente romanzo omonimo!
Una vicenda ambientata tra la Bassa Padana, alle foci del Po, e una cittadina del Midwest degli Stati Uniti ove il ragazzo si reca dopo aver fatto uno scambio della sua casa bolognese con una ricercatrice americana. Ma tutto parte nel 1945, quando gli…
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Commenti (8) vedi tutti
L’orto americano è un film che punta tutto sull’atmosfera e sull’estetica, ma si perde in una trama confusa e poco efficace. Avati conferma la sua capacità di creare tensione visiva, ma la storia fatica a decollare e lascia più domande che risposte.
leggi la recensione completa di Letiv88Parecchie ombre e poche luci. Tutto quasi perfetto....tranne un'eccessiva verbosità. voto 6-
commento di ripley2001Ci sono alcune scivolate di gusto disgustose, che avrei evitato. Nel complesso è un discreto film. Voto: discreto
commento di Yusaku87Un film imperfetto che riesce comunque a regalare le emozioni tipiche del cinema di Pupi Avati, quasi una summa della filosofia del regista bolognese. E se tutto sembra inquadrarsi in quel "gotico padano" cosi tipicamente "avatiano", allo spettatore più attento non sfuggiranno i richiami alla vena più romantica del regista.
leggi la recensione completa di GIANNISV66Un bianco e nero sfavillante ma una trama verbosa e poco attrattiva sicuramente lontana dai gioielli del regista di tanti anni fa. Certo a osato fare vedere una vagina che esce da un vasetto ma tutto sommato il film non mi e' piaciuto e ho avuto reazioni di giubilo quando il giovane e' finito in manicomio...alla lunga mi stava sui maroni...
commento di ezioHo ravvisato una certa incoerenza filologica nello sviluppi narrativo de "L'orto amerano", come un qualcosa che mancando all'appello crea un'attesa che passa invano. Ma non al punto da togliere gradevolezza alla visione di questo horror "rurale" avvolto in un cupo bianco e nero. Film che conferma Pupi Avati come un sapiente creatore di atmosfere.
commento di Peppe ComunePupi Avati confeziona un piccolo capolavoro, con questo suo gotico padano, tra nebbie, misteri, follia e colpi di scena. si ritorna un po' ai grandi noir anni 40-50 Hitchcock, Lang, Preminger ... fotografia in B/N strepitosa, film da non perdere soprattutto per gli estimatori del genere
commento di giulmar