Regia di Rich Peppiatt vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: KNEECAP
Il regista Rich Peppiatt ci dice diritto in faccia che film andremo a vedere.
Non è una classica storia irlandese fatta di IRA, attentati, morti e martiri torturati in carcere.
La Belfast raccontata in questo film è decisamente più incazzata, lasciata a sé stessa, gli irlandesi combattono contro gli inglesi più che altro per questioni linguistiche e i ragazzi vivono alla giornata strafatti di ogni tipo di droghe in circolazione più o meno come gli scozzesi di Trainspotting.
In questo contesto si collocano due amici d’infanzia che vivono di spaccio e altri reati vari, cresciuti da un padre attivista e indipendentista che ha finto la sua morte per combattere meglio la sua guerra personale e che li ha educati al motto di “"Every word of Irish spoken is a bullet fired for Irish freedom"-“Ogni Parola detta in Irlandese è un proiettile per la libertà dell’Irlanda”.
Queste parole dette in gaelico vengono scritte in un diario personale dove viene narrato il disagio di una generazione che non trova un posto nel mondo, che vede nel nemico inglese l’unica ragione di vita e nello sballo totale della ketamina e derivati l’unico rifugio per essere sé stessi.
Questo è l’habitat naturale dove sono nati e cresciuti i Kneecap, la band Hip Hop più bandita, odiata e osteggiata da tutti i conservatori del mondo.
Due teppistelli di periferia che durante un interrogatorio alla polizia conoscono un insegnante di musica che oltre fare da interprete Gaelico-Interprete rimane folgorato dalle parole che legge in quel diario e decide di trasformare in musica quella rabbia interiore e trasformarsi lui stesso nel terzo membro della band e andare incontro al loro destino fatto di botte e sballo.
Ed è così che nascono Móglaí Bap, Mo Chara e DJ Próvaí meglio noti come Kneecap, la gambizzazione simbolo della lotta all’indipendenza irlandese. Una Gambizzazione che sfiorano diverse volte durante la loro carriera e in tutto in film ma che è lo stimolo principale alla loro lotta contro tutto e tutti.
Il regista Rich Peppiatt, giornalista prestato alla Stand Up Comedy, estasiato dall’universo Kneecap decide di raccontare la loro storia usando gli stessi membri come attori principali, gli unici che potevano incarnare con le loro facce e con la loro fisicità la voce e la ribellione di questa generazione.
Il vero colpo di genio, in un ambiente dove si respira Bobby Sands in ogni luogo, è aver scelto Michael Fassbender (il Bobby Sands di Hunger) nel ruolo di Arlo figura mitologica nel mondo degli indipendentisti ma in realtà un padre fantasma che appare e scompare nella vita di questi ragazzi che si materializza come il padre di Amleto il giorno del loro concerto più dissacratorio.
Kneecap è molto di più di una Biopic o un documentario musicale.
È il racconto della rabbia di un popolo sempre lasciati ai margini della società e che resiste grazie al proprio orgoglio, in questo caso anche linguistico.
Tra amplessi caratterizzati dal conflitto contro gli inglesi, culi usati per messaggi chiari come “Inglesi fuori”, garage fatti esplodere da poliziotti troppo emotivamente coinvolti, droga di ogni genere ingerita in tutti modi possibili con effetti collaterali da vedere e da cantare, Kneecap è il film che tutti noi abbiamo bisogno di metabolizzare soprattutto adesso dove tutto è conflitto.
Film fantastico
Voto 8
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