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C'era una volta in Bhutan

Regia di Pawo Choyning Dorji vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta in Bhutan

di alan smithee
5 stelle

locandina

C'era una volta in Bhutan (2023): locandina

Anno 2006: la modernizzazione è finalmente arrivata anche in Bhutan, che diventa l’ultimo paese al mondo a riuscire finalmente a connettersi ad Internet, ad utilizzare la televisione come intrattenimento.

Ma la rivoluzione di più grande importanza risiede in una circostanza ancora più straordinaria, che si verifica nel passaggio dalla monarchia assoluta ad una forma di governo democratica.

Il problema che si manifesta come imminente è quello di insegnare come si esercita la democrazia, e si sintetizza nel concetto materiale della organizzazione delle votazioni.

Per insegnare alla gente ad esprimere ufficialmente una propria preferenza, le autorità organizzano una finta elezione nei pressi del piccolo villaggio di Ura.

scena

C'era una volta in Bhutan (2023): scena

scena

C'era una volta in Bhutan (2023): scena

Ma la diffidenza degli abitanti è palese, poco convinti di quella nuova opportunità, consapevoli che la possibilità di scelta li porrà per la prima vta in contrasto uno con l'altro, creando favoritismi tra parenti ed amici che causeranno tensione all'interno delle famiglie e di una comunità fino ad allora affiatata e coesa.

A ciò si innesta una curiosa ed imprevedibile storia di ricettazione di fucili che vede coinvolto un venditore di frode occidentale ed in monaco buddista, intendo a vendere un suo cimelio risalente alla guerra di Secessione (chissà in che modo finito nella sua disponibilità) in cambio di due kalashnikov.

Tutto finirà per avere una spiegazione, in un film che segna il ritorno in regia del cineasta Pawo Choyning Dorji, noto per Lunana: il villaggio alla fine del mondo (2019), finito in lizza per gli Oscar Stranieri nel 2022.

scena

C'era una volta in Bhutan (2023): scena

scena

C'era una volta in Bhutan (2023): scena

 

Le atmosfere da favola, un po' edulcorate come da intenti propagandistici autoreferenziali, caratterizzano anche questo film, di fatto gradevole, un po' fiaccato da un doppiaggio italiano che snaturalizza ed appiattisce gran parte della peculiarità dei rapporti tra paesani, in un contesto esclusivo poco attraversato dalla macchina da presa e per questo affascinante e di intuibile presa emotiva. Nonostante le carinerie ostentate senza pudore, C'era una volta in Bhutan rimane un film almeno interessante e gradevole, a cui è impossibile voler male davvero, soprattutto per la capacità di proiettare lo spettatore in un mondo a lui completamente sconosciuto e nuovo ove percepire un desiderio di scoperta di valori etici e morali che forse si rivelano di fatto inutili ad apportare miglioramenti sociali ed economici in un contesto sociale unico ed estremamente originale.

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