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Il trapezio della vita

Regia di Douglas Sirk vedi scheda film

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La recensione su Il trapezio della vita

di barabbovich
5 stelle

New Orleans, anni Venti: il giornalista Burke Devlin (Hudson), a caccia di storie forti, incappa nell'ex aviatore Roger Shuman (Stack), reduce della Prima guerra mondiale e ora costretto a campare impegnandosi in pericolose esibizioni acrobatiche. Molto più innamorato del suo aereo che dell'altezzosa moglie Laverne (Malone), letteralmente vinta a dadi a scapito - si fa per dire - del bonario meccanico del velivolo (Carson), ultimo dei quattro vertici che compongono in quadrilatero del titolo, l'uomo non fa mistero del proprio cinismo. Tant'è che quando l'aereo va in pezzi, Roger non esita a offrire sua moglie a un ricco uomo d'affari pur di finanziarsi un nuovo velivolo. Ma il destino non gradisce…
Tratto da Oggi si vola di William Faulkner, che lo considerava sorprendentemente il miglior film tratto da un suo romanzo, Il trapezio della vita è oggi più un esercizio di archeologia cinefila che un'esperienza coinvolgente. La malinconica fotografia in bianco e nero, la ricostruzione di New Orleans e del Mardi Gras nonché il tono elegiaco con cui vengono raccontati quegli anni sono ancora apprezzabili, ma il melodramma di Sirk richiede una robusta sospensione dell'incredulità: uomini che vincono donne ai dadi, passioni che si accendono e si spengono in un dialogo, voli che sfidano la morte e la logica. Tutti i personaggi sembrano intrappolati in un destino scritto bolsamente, ben al di sotto degli standard ai quali ci ha abituati il regista statunitense (Magnifica ossessione, Secondo amore, Come le foglie al vento), tanto che anche la "seduzione", motore narrativo, appare oggi più caricatura che tensione emotiva.

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