Solitamente le conferenze stampa arrivano per il lancio di una serie e sono spesso piuttosto deprimenti, perché gli autori non possono rivelare nulla e perché anche i giornalisti hanno visto, se se è andata bene, solo i primissimi episodi. È stata dunque graditissima l’idea di Amazon di organizzare una conferenza stampa di fine stagione con gli showrunner di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, ossia Patrick McKay e J.D. Payne.
Di certo la scelta ha molto a che fare con la difficoltà della serie di convincere i tolkeniani, una questione che hanno affrontato così: «Sapevamo che lavorare sulla Terra di Mezzo era una spada a due lame, un grande materiale di partenza che doveva essere sia rielaborato sia rispettato.

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Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (2022) scena

Sapevamo che saremmo stati criticati sia per passaggi che sembrano che ricordano cose già viste, sia per gli elementi dove ci siamo presi più libertà. Tolkien stesso però aveva scritto che voleva creare una mitologia che potesse continuare nelle mani di altre persone, che fosse ulteriormente esplorata, quindi eravamo a nostro agio sapendo che stavamo agendo secondo il suo desiderio e lavoravamo vicini alla sua famiglia e ai suoi studiosi».
Parlare di una stagione già conclusa ha poi permesso agli autori di raccontare quali fossero le loro scene preferite senza doversi mordere la lingua: «Amiamo molto come ha funzionato il passaggio tra Arondir e Bronwyn e Theo, che fuggono dagli orchi in slow motion, accompagnati da una musica che si rivela essere la canzone di Disa, per i nani scomparsi nella frana della miniera di Mithril. Inoltre le scene con Galadriel e Theo nel settimo episodio hanno una particolare alchimia, per le quali abbiamo ripensato all’esprienza di Tolkien nella Prima Guerra Mondiale, che del resto è stata un’influenza sui momenti più disperati del Signore degli Anelli».

Markella Kavenagh
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (2022) Markella Kavenagh

Molte domande, arrivando poche ore dopo la visione dell’episodio conclusivo, hanno avuto a che fare con la rivelazione dell’identità di Sauron, che però per gli autori non era importante fosse un colpo di scena: «Abbiamo cercato di fare in modo che la serie funzionasse su tre livelli: per chi intuisse subito chi era Sauron; per chi aveva sospetti ma era aperto ad altre possibilità; per chi non aveva idee in merito. Non siamo particolarmente interessati alle sorprese, riteniamo più interessante l’inevitabilità. Perché le sorprese si bruciano, mentre la tragedia di una cosa inevitabile resta. Se qualcuno la capisce in anticipo incrementa solo il senso di ineluttabilità. Questo principio è stato la nostra stella polare. Abbiamo sempre voluto che nella prima stagione Sauron fosse nell’ombra e allo stesso tempo un personaggio che partecipa alla storia. Del resto è un maestro dell’inganno, quindi aveva senso che tramasse in incognito. Volevamo che il pubblico si legasse ai personaggi più che ai misteri della serie, anche se ogni spettatore ha le sue preferenze e se qualcuno ha preferito interessarsi agli enigmi per noi va benissimo. Quello che ci importava era soprattutto l’autenticità delle emozioni dei protagonisti, per catturare il tono speciale delle storie Tolkien. I commenti che preferiamo sono quelli in cui il pubblico dice di essere tornato a leggere i libri».

Ismael Cruz Cordova
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (2022) Ismael Cruz Cordova

Restando ai misteri della serie si è parlato anche dei mistici, arcane figure sulle quali anche l’ultimo episodio non svela altro che la provenienza orientale: «Ci sono pochissimi dettagli, nei testi di Tolkien, riguardo ciò che si trova a Est, a Rhun. Volevamo fare qualcosa che però mantenesse il tono tolkieniano e abbiamo lavorato molto sull’estetica, i costumi ecc. La magia poi in Tolkien è molto disciplinata, non può accadere di tutto, e ha una natura per lo più elementale. Ci siamo ispirati a opere classiche, come del resto ha fatto Tolkien stesso, e per i mistici abbiamo guardato alle tre streghe di Macbeth».
Inoltre è stato discusso anche l’enigma ancora aperto della serie, ossia l’identità dello Straniero: «Le sue parole evocano a volte quelle di Gandalf, ma altre cose puntano in direzioni diverse: sappiamo per esempio che Saruman e i Blu hanno viaggiato verso Est come ora lo Straniero si propone di fare, inoltre come lui sono stati tentati dall’oscurità. Vogliamo che il pubblico faccia questo viaggio con lui e scopra la sua identità insieme a lui».

Owain Arthur
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (2022) Owain Arthur

Un altro punto toccato è stato il rapporto non solo con Tolkien ma anche con Peter Jackson e con gli altri adattamenti: «La nostra prima regola era andare a fondo nei libri, nella lore, e mostrare sia cose diverse e nuove, sia cose già viste ma che nella Seconda Era sono differenti. Siamo ben coscienti che Gli Anelli del Potere faccia parte di un corpus di opere ispirate a quelle di Tolkien, che va dai film di Jackson a Lo Hobbit in animazione dello studio Rankin/Bass, dall’incompiuto Signore degli Anelli di Ralph Bakshi alle canzoni dei Led Zeppelin, fino alle illustrazioni di autori come John Howe e Ted Nasmith. Volevamo essere armonici con questo cosmo di adattamenti e omaggiarlo. Senza però ammiccare troppo al pubblico o rendere la serie metanarrativa».
Quando gli si chiede qual è stata la sfida più grande della prima stagione, rispondono che hanno dovuto «reintrodurre il pubblico alla Terra di Mezzo, dove ogni cultura è vitale, ha la propria architettura e le sue canzoni, dai nani di Khazad-dûm agli elfi sulle coste di Lindon, fino agli uomini del Sud e a Númenor. Ognuno di questi mondi richiede un enorme lavoro di immaginazione e produzione per arrivare sullo schermo. Il che ci ha portato a una complessità che è il contrario di tutto quello che si fa normalmente per una serie tv, perché qui ogni cosa aggiunge complicazioni, dall’altezza degli hobbit alla magia, dalle orecchie degli elfi al pesante trucco dei nani. È stata una sfida giorno per giorno».

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Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (2022) scena

Non poteva poi mancare una risposta sulla canzone di chiusura della serie, che è la celebre poesia degli Anelli cantata da Fiona Apple: «C’è una tradizione di canzoni negli adattamenti da Tolkien e abbiamo chiesto a Bear McCreary una canzone finale dal tono sinistro. Ne abbiamo parlato piuttosto presto e infatti lui l’ha disseminata in vari brani della colonna sonora. In un certo senso la canzone viene assemblata durante la stagione da vari temi, che poi confluiscono nell’ultimo brano, con la grande voce di Fiona Apple. Inoltre costituisce una sorta di teaser per le stagioni a venire, visto che parla dei tre anelli degli elfi che abbiamo visto e poi dei sette dei nani e dei nove degli uomini e infine dell’unico anello, che sono tutti ancora da forgiare. Più in generale una cosa a cui tenevamo molto era che sia la prima battuta, ossia nothing is evil in the beginning, sia l’ultima fossero firmate da Tolkien stesso».

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Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (2022) scena

Infine hanno parlato della seconda stagione, di cui sono già iniziate le riprese in Inghilterra: «Abbiamo sceneggiato la seconda stagione mentre era in corso la produzione della prima, quindi non c’è nulla che sia una reazione alla risposta del pubblico. Avevamo ovviamente le nostre idee su cosa ha funzionato e cosa no e la stagione 2 ha preso forma da queste valutazioni. La nostra è una lunga partita e pensiamo ci vorrà del tempo perché il pubblico assorba la prima stagione, che è dedicata all’emergere del Male dall’ombra, all’origine di Mordor. Nella seconda il Male è emerso, è attivo e ha un piano, che ci porta verso le grandi storie di Tolkien: saremo più nella lore e nel mito. Sarà una stagione diversa perché i personaggi sono stati cambiati dagli eventi, d’altra parte il mondo di Tolkien ha una struttura quasi geologica, le sue storie non hanno davvero una fine perché ci sono sempre elementi che riemergono nelle storie successive. Una cosa a cui siamo particolarmente interessati e l’idea della genesi di un popolo e strada facendo arriveremo a raccontare quella degli Hobbit...».

Autore

Andrea Fornasiero

Andrea Fornasiero, dottorato in Culture della Comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è stato autore televisivo per due trasmissioni di Rai4, Wonderland e Mainstream. Collabora con il settimanale “Film Tv” dal 2006.

La serie tv

locandina Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Fantasy - USA 2022 - durata 72’

Titolo originale: The Lord of the Rings: The Rings of Power

Con Richard Price, Jim Broadbent, Jackson Bews, Edith Poor, Miranda Wilson, Jed Brophy

in streaming: su Amazon Prime Video Timvision