Se vi trovavate in quel di Locarno nell’agosto 2023, edizione 76, con un po’ di fortuna avrete incrociato un certo tipo di silenzio, uno specifico senso dello stare al mondo – e in scena – che è difficile abbia abbandonato i vostri occhi. È quello rintracciato, misurato, mantenuto da Andrea Fuorto, classe 1998, in Patagonia, debutto in lungo di Simone Bozzelli, giovane prodige dei videoclip con alle spalle un corto premiatissimo. È al suo sguardo registico lancinante ed esigente che Fuorto ha messo a disposizione il proprio corpo, i segni di una privazione, un movimento fantasmatico che diventa grido d’aiuto (raccolto, e sfruttato, dal luciferino co-protagonista Augusto Mario Rossi). È quella che si dice una breakthrough performance, una prova di dedizione e di estremo darsi, che lascia l’appetito per il suo futuro attoriale (al momento è sul set di un nuovo progetto). Inevitabile, dunque, averlo scelto come volto d’apertura per la nostra nuova rubrica dedicata alle star in fieri della Generazione Z, cui sottoponiamo un Questionario ad hoc e facciamo commentare i punti cruciali della loro carriera finora; sono i grandi attori e attrici di domani, che già stanno prendendosi, incalzanti, l’oggi.
QUESTIONARIO
- Come è avvenuta la tua educazione alle immagini: tv, cinema o piattaforme?
La mia prima volta al cinema fu con mio padre, per Spider-Man. Rimasi affascinato dal modo in cui fantasia e sogno diventavano reali nel buio della sala. Mi innamorai del cinema perdutamente, benché a oggi sia anche un grande fan delle serie tv, che di norma guardo sulle piattaforme, mentre i film cerco di vederli su grande schermo. A Sulmona, dove sono cresciuto, c’era solo un cinema, con un’unica sala, che ha finito per chiudere. Una volta trasferitomi a Roma, le opportunità di visione sono aumentate, comprese quelle in lingua originale. Il cinema, con l’esperienza della sala – un’esperienza di colore, suono, concentrazione anche –, resta per me imprescindibile.
- La folgorazione per la recitazione: come è scattata e perché?
Si è innescata perché nonostante la performance sia il posto dove sei più a nudo, più allo scoperto, io mi sono sempre sentito protetto dalla maschera; è un luogo che sentivo libero e mio, il prolungamento di un gioco. Racconto sempre questo aneddoto: mio nonno ha scoperto a 60 anni la passione per la recitazione e si è unito a una compagnia, a Lauria, in Basilicata. Sono andato a vedere un suo spettacolo, una commedia, e ho incontrato questo signore piccolo e magro, una presenza schiva, come alla ricerca di un nascondiglio. Poi però è entrato in scena, interpretava un re, ed era tutt’altra persona. Tale trasformazione mi ha stregato, e mi ha portato a cominciare a vedere gli attori, e i film, in maniera diversa; è una sorta di incantesimo che ti permette di essere chiunque. Questa folgorazione si è poi corroborata crescendo e studiando. Recitare è la bellezza di scoprire l’essere umano, e di crearlo. Assistere a una mutazione, appunto: da persona normale a supereroe. - Come sei arrivato a fare questo mestiere?
Ho iniziato studiando, anche se non è un termine che mi piace, secondo me la recitazione non è qualcosa che nel suo specifico si possa davvero insegnare, tuttavia provengo da una famiglia dove la formazione attestata, il foglio di carta, mettiamola così, è importante. Per cui iniziai a frequentare un laboratorio a Pescara, lì avevano contatti con un’agenzia di Roma attraverso la quale feci diversi provini. Ma c’era sempre qualcosa che non andava, quindi per un po’ mi sono messo l’anima in pace, ho capito di dover aspettare il progetto giusto. Che è arrivato con L’arminuta, un film abruzzese – e ne esistono pochi. L’esperienza del set, con Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane e gli altri membri del cast, sostanzialmente in due mesi di riprese mi regalò tutta la formazione di cui avevo bisogno. Il set è la prima scuola per un attore, così come il palcoscenico, a teatro, perché ti permette di confrontarti con te stesso. In questo caso, oltrettutto, ho potuto farlo nella mia lingua, anche fungendo da coach sul set.
- Quali sono le differenze che hai riscontrato maggiormente fra il set televisivo e quello cinematografico?
Io ho esperienza soprattutto di set cinematografici, meno di quelli tv, ma sicuramente posso dirti che la differenza principale è la velocità, il tempo che si ha a disposizione. Non parlo di cura o di attenzione, che restano invariate se il progetto è valido; però questo mestiere richiede tempo e quello è più ristretto su un prodotto tv, mentre i tempi di un lungometraggio ti permettono di dedicarti più a lungo al lavoro. - Leggi riviste, cartacee e/o online, di critica cinematografica?
Purtroppo sì. Dico “purtroppo” perché trovo sia talmente soggettiva l’interpretazione di un film che, da una parte, detesto quella tipologia di giudizio che può precludere la visione a chi legge come a chi ascolta un commento casuale al bar. Talvolta vengono vergati pareri troppo tranchant, mentre altri testi sono capaci di raccontare film più interessanti offrendo prospettive stimolanti. Io in genere se non capisco un film cerco sempre le recensioni per confrontarle con il mio punto di vista, in pratica è una discussione con gente che ne capisce di più, ma vissuta online. Insomma, in realtà, vorrei che la critica mi affascinasse di meno!
- Come ti approcci alla storia del cinema? L’hai esplorata da autodidatta o seguendo una logica più accademica?
Appena arrivato a Roma mi sono iscritto al corso Arte e scienze dello spettacolo della Sapienza, e mi ha molto coinvolto il professor Minuz, che era solito nelle analisi mettere in dialogo passato e presente, per farci capire cosa ci fosse, socialmente parlando, dietro ogni produzione. Di base, io ho un po’ di difficoltà a guardare i film in b/n, però ci sono titoli necessari da conoscere anche solo per ampliare le proprie vedute. Poi attraverso l’università, la Volonté, ho approfondito ulteriormente questa dimensione, ma quella relativa alla storia del cinema è una cultura che devi volerti fare da solo. - Come descriveresti il tuo metodo d’attore?
Direi che muta a seconda di quello che devo rappresentare, se si tratta di un personaggio vicino a me, se c’è da lavorare sul dialetto... Però “metodo” non è un termine in cui mi ritrovo, suggerisce rigidità, invece qualcosa che va bene per qualcuno può non applicarsi a qualcun altro, perché ciascuno funziona in modo diverso. Io sono uno che analizza tanto il personaggio, ne traccio una biografia, mettere per iscritto mi aiuta a far sedimentare le cose. Cerco di costruirmi una bella gabbia, per poi muovermici dentro in maniera libera. Ciò non toglie che poi possa cambiare anche radicalmente idea su una scena, una volta sul set, confrontandomi con il regista e con gli altri interpreti, così che si proceda insieme nella stessa direzione.
- Dimmi tre registi senza i quali non puoi vivere e tre interpreti che ti hanno formato.
Registi: Ridley Scott, Paolo Sorrentino, Alejandro González Iñárritu. Attori: Joaquin Phoenix, Denzel Washington, Jack Nicholson. Ma ti dico anche due italiani: Elio Germano e Luca Marinelli. - Condividi un ricordo da un set che hai particolarmente a cuore.
Una sensazione, quella che ho provato al primo giorno di set di L’arminuta, dopo essere stato nel camper e al trucco. Fu la stessa sensazione che mi invase la prima volta al cinema: stupore, gioia, un entusiasmo puro, candido. Sempre quel giorno stavo in videochiamata con i miei, mia madre mi chiese dove stavo, mi trovavo in camerino, e lei disse: “Ah, ma è un container! E io che pensavo chissà cosa...”. - Qual è il tuo film della vita?
Sono troppi, ti dico quelli che ho rivisto più volte: Shining, Il divo, Chiedimi se sono felice. Ma anche Whiplash, Le onde del destino...
Filmografia ragionata & commentata
L'arminuta
Drammatico - Italia 2021 - durata 110’
Regia: Giuseppe Bonito
Con Sofia Fiore, Vanessa Scalera, Fabrizio Ferracane, Elena Lietti, Carlotta De Leonardis, Andrea Fuorto
Al cinema: Uscita in Italia il 21/10/2021
in streaming: su Rakuten TV Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rai Play Timvision
La prima regola
Commedia - Italia 2022 - durata 96’
Regia: Massimiliano D'Epiro
Con Fabrizio Ferracane, Marius Bizau, Darko Peric, Andrea Fuorto, Antonia Fotaras, Haroun Fall
Al cinema: Uscita in Italia il 01/12/2022
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV
Patagonia
Drammatico - Italia 2023 - durata 112’
Regia: Simone Bozzelli
Con Andrea Fuorto, Augusto Mario Russi
Al cinema: Uscita in Italia il 14/09/2023
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Now TV Amazon Video Timvision
Maschile plurale
Commedia - Italia 2024 - durata 105’
Regia: Alessandro Guida
Con Giancarlo Commare, Gianmarco Saurino, Michela Giraud, Andrea Fuorto, Francesco Gheghi, Giulio Corso
Al cinema: Uscita in Italia il 15/02/2024