2 stagioni - 16 episodi vedi scheda serie
No "Ex Cathedra".
“A Man on the Inside”, sviluppata da Michael Schur (che scrive e dirige un paio di ep. egli stesso) per Netflix, torna con questa 2ª stag. e, “proprio” come la 1ª, fa ridere. Nel senso buono, intendo: si ride, parecchio-ma-non-troppo. Diverte nell’accezione pura e primigenia del termine: etimologicamente parlando ricrea lo spirito volgendolo altrove, distraendolo da altri pensieri. E lo fa frequentemente, ma senza esagerazioni né gratuità, e nei momenti giusti, e nelle giuste situazioni.
E può “persino” permettersi la “sperimentazione” con un “classico” ep. filler [riempitivo], il 5°, praticamente quasi del tutto sganciato dalla narrazione orizzontale, che funziona a meraviglia lavorando sui caratteri e non sul plot.
Ma qual è la tensione, il conflitto, il contrasto, l’attrito in “A Man on the Inside”? Beh, ma il Sistema, ovviamente. Lo zeitgeist pervaso e corrotto dal Kapitale. Il tutto veicolato attraverso la struttura universitaria statunitense ("The Chair", "Master", "The Holdovers"), oggi "sotto attacco". E anche questo l’accomuna in parte con “Only Murders in the Building” (e, in seconda battuta, con “The Thursday Murder Club”).
E il fatto che il/la/i/le colpevole/i venga/no sgamato/i dallo spettatore più esperto sin dal 1° degli 8 ep. in totale “poco” importa: quel che importa è che ci sia una 3ª stag., e poi una 4ª, e poi una 5ª…


Accanto a Ted Danson (Cheers, Fargo, The One I Love), Mary Elizabeth Ellis (Licorice Pizza), Lilah Richcreek Estrada, Stephanie Beatriz ("Twisted Metal"), Stephen McKinley Henderson (Lady Bird, DEVS, Dune, Causeway, Beau Is Afraid, Civil War), Kerry O’Malley, Sally Struthers e John Getz si aggiungono Mary Steenburgen (Goin' South, Ragtime, A Midsummer Night's Sex Comedy, Philadelphia, Casa de los Babys, In the Electric Mist, Justified, Orange Is the New Black, The Last Man on Earth, The Discovery, On Becoming a God in Central Florida, Happiest Season, Nightmare Alley), David Strathairn (cui è affidata una delle punch-line migliori: “Non sono narcisista, ma un egocentrico, c’è una bella differenza!”), Gary Cole, Constance Marie, Jason Mantzoukas, Michaela Conlin (Yellowstone, For All Mankind), Linda Park (Star Trek: Enterprise, For All Mankind), Jill Talley, Max Greenfield e Sam Huntington.
Oltre a Michael Schur alle regìe si alternano Morgan Sackett, Rebecca Asher, Heather Jack e Dean Holland e alle sceneggiature Dan Schofield, Karen Chee, Megan Amram, Matt Murray, Hayley Frazier, Emalee Burditt, Janet Leahy, Alex Farber e Lisa Muse Bryant: tutta gente che sa fare il suo lavoro, cioè scrivere.
Fotografia di David J. Miller, montaggio di Sue Federman e Jason Gill e musiche di David Schwartz (“Northern Exposure”, “Deadwood”), più una “Don't Think Twice, It's All Right” in pre-chiusura che male non ci sta, eh!
* * * ½/¾ - 7.25
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