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Un uomo vero

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un uomo vero

di Dany9007
5 stelle

Premetto di essere consapevole che paragonare un libro ad un film è sempre un terreno spinoso: i tempi, costi, esigenze del pubblico seduto sul divano davanti allo schermo di un cinema o, ormai più frequentemente davanti alla tv di casa (del resto si parla di una serie TV) sono differenti da quelli di un lettore. Tuttavia quando il soggetto da cui si parte è un gioiello della letteratura di un grande giornalista e scrittore si innescano necessariamente certe aspettative. Aver letto il libro di Tom Wolfe nel 2023 è stata una delle esperienze letterarie più appaganti degli ultimi tempi. Ho persino trovato, forse proprio grazie all’assenza di una trasposizione cinematografica, questo testo persino superiore al più celebre Il falò delle vanità. I punti in comune con quest’altro romanzo sono molteplici, ma sviluppati in un contesto e secondo logiche sensibilmente differenti. La bellezza del libro Un uomo vero risiedeva in svariati fattori: un’ambientazione non propriamente da megalopoli ma da città in cui ancora i grandi industriali locali sono riconoscibili e riconosciuti, un protagonista che appare una figura traboccante di energia, iniziative, pregiudizi è una rappresentazione accattivante del machismo di un’America rurale che passa i week end nelle tenute di campagna a caccia e a curare direttamente gli accoppiamenti dei propri capi di bestiame; ma è anche un uomo di enormi talenti (nel mondo degli affari), mai domo ha perseguito i suoi obiettivi e le sue speculazioni affrontando concorrenti e nemici, sempre coerente con una sua visione semplicistica e paternalistica del mondo, che si estende fino ai confini del proprio impero. Allo stesso tempo, sebbene il libro sia stato pubblicato (e di conseguenza ambientato) sul finire degli anni ’90, questo concetto di America era già in pieno declino: il machismo e la sicurezza economica del protagonista Charlie Crocker sono messi alla prova dalla montagna di debiti che i suoi faraonici progetti edili hanno trascinato con sé, il suo declino fisico di sessantenne ormai flaccido e con un ginocchio mal ridotto ma da cui si ergono ancora le spalle possenti, che mette in mostra e che lo fanno inorgoglire durante i meeting più tosti, lo fa sentire sempre più a disagio accanto alla splendida moglie di 30 anni più giovane. Ma la sua storia si interseca bene con quella di altre figure, altrettanto significative nella parabola che Croker è costretto ad affrontare. Nella muta di “cani” dell’istituto di credito che vuole rientrare dai propri debiti vi è un dirigente, Ray Peepgrass, che nonostante uno stipendio annuo a 5 zeri, vive sull’orlo della povertà a seguito di un divorzio disastroso dovuto ad una relazione extraconiugale da cui ha avuto un figlio e che ora gli tocca mantenere insieme all’esosa ex amante. Il livore di questo personaggio è alimentato dalla grandezza e dal carisma di Croker che lui sa di non avere così come dalla posizione sociale di Croker che gli ha permesso di avere una giovanissima e stupenda seconda moglie. Questa figura ricalca molto quella del funzionario Kramer del Falò delle vanità che infatti vomita tutto la propria frustrazione sull’avversario ricco e potente (ma momentaneamente al tappeto) proprio in virtù di una posizione che è consapevole di non poter mai raggiungere; Peepgrass arriverà quindi ad aggirare l’ostacolo cimentandosi in una relazione con la ex moglie di Croker, sebbene di 10 anni più vecchia di lui cercando quindi di capitalizzare il più possibile dall’imminente rovina di Croker. Altro personaggio estremamente interessante è l’operaio Conrad e anzi è forse quello che racchiude una sfaccettatura più ricca: magazziniere nei grandissimi depositi di surgelati, sempre parte dell’impero di Croker, Conrad sembra il prototipo del tipo onesto ma sfortunato; irrobustitosi fisicamente in modo quasi sproporzionato da un lavoro massacrante in un inferno di gelo e ghiaccio in cui si muove tutti i giorni, Conrad è un 23enne con 2 figli piccoli e una moglie, per i quali sopporta turni e condizioni massacranti. I suoi problemi economici non si contano e i suoi tentativi di trovarsi un impiego più accettabile attraverso un colloquio come impiegato innescano invece un vortice di eventi che lo catapultano nell’inferno di un arresto e della prigione dove tra angherie e soprusi riuscirà vincitore solo grazie ad una forza mentale straordinaria legata alla profonda fede nello stoicismo. Questa sua forza e questo suo carisma gli permetteranno decisamente di contagiare Croker, di cui diventerà una sorta di “badante” sotto falsa identità, e lo porteranno ad imporsi di nuovo restando coerente con sé stesso di fronte al subdolo ricatto imbastito dal sindaco con il suo “braccio esecutivo” ossia l’avvocato di colore Roger Too White.

Questa lunga analisi del libro è impossibile da evitare dopo aver visto una serie che ha mantenuto solo una pallida coerenza rispetto al bellissimo materiale da cui partiva. L’ambientazione odierna, rispetto a quella di 25 anni fa chiaramente pone l’attenzione su temi aggiornati, il razzismo prima di tutto, tematiche come la violenza dei poliziotti nei confronti dei neri (la sequenza dell’arresto mentre Conrad è a terra è un chiaro riferimento alle polemiche attuali sulla brutalità della polizia statunitense nei confronti degli afroamericani). Peccato che in questa totale semplificazione, in cui la moglie di Conrad è l’assistente di Croker e il suo avvocato prende le difese del povero malcapitato siano del tutto frutto degli sceneggiatori, i quali hanno del tutto cancellato anche lo spessore psicologico del personaggio di Conrad, che non se la cava in carcere solo menando le mani ma grazie ad una forza mentale stupefacente. Altro peccato imperdonabile è la riduzione macchiettistica del personaggio di Peepgrass, incomprensibilmente diventato caricaturale e semplicemente sgradevole. La sequenza da imbonitore di Croker che cerca di ammaliare un potenziale investitore facendogli trascorrere un weekend presso la sua sconfinata tenuta è ribadita (e forse è la sequenza meglio riuscita della serie) ma decisamente annacquata. Se è ben caratterizzato l’approccio alla “John Wayne”, peraltro citato espressamente nei dialoghi, da parte del protagonista, manca quel senso di paternalismo che proprio l’uomo ricco ed arrivato sente di avere verso i sottoposti. Nel libro infatti era mirabile l’imbarazzo trasmesso attraverso la descrizione della cena in cui Croker cerca di dimostrarsi progressista facendo domande alla servitù di colore e solo peggiorando la situazione. Altra grossa pecca appaiono i dialoghi e le negoziazioni tra Croker e i dirigenti della banca, che a parte risolversi a suon di insulti e intimidazioni (peraltro piuttosto caricaturali), oltre a sfiorare la rissa, non arrivano mai ad essere effettivamente pungenti nei contenuti.

Assurda anche l’elaborazione del finale che, a parte la obiettivamente sconvolgente sequenza di Tom Pelphrey che si mostra con una imponente erezione in una sorta di gara di virilità, snatura completamente l’epilogo del libro che invece vede una incredibile presa di coscienza da parte di Croker proprio grazie alla vicinanza di Conrad.

 

 

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