1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Pensare a Baby Reindeer come una serie fine a se stessa è la cosa più sbagliata che si può fare.
Se è vero che racconta una storia e si affaccia al mondo true crime, è anche vero che esplora tantissime altri realtà.
Non è nemmeno facile accettarlo, almeno per me, perché piuttosto duro e probabilmente non fa parte delle serie che normalmente io visiono.
In un modo o in un altro, è come guardarsi in uno specchio e riflettere su se stessi: questa voglia di essere apprezzati, il desiderio di essere visti e valorizzati. Chi non ha mai avuto questo desiderio nella propria vita magari a scuola, al lavoro, in famiglia con gli amici?
Aalmeno una volta ci è capitato è nella natura umana.
Noi che possiamo essere al di qua o al di là della barricata, noi che possiamo essere il bene e il male, noi che possiamo essere l’odio e l’amore.
La confusione che si crea tra buono e cattivo, tra sano e malato.
Questa serie non ti fa certo saltare dalla sedia per la tecnica o per la fotografia che comunque è discreta.
Ma l’obiettivo è evidentemente un’altro, ciò che vuole veicolare è un messaggio, difficile, coraggioso ma anche controverso.
È forse, uno spaccato estremo su una realtà che ad un primo acchito sembra non colpire tutti, ma che se invece prendiamo solo il filo conduttore, cambiando le scene i personaggi e magari gli avvenimenti il risultato resterà comunque il medesimo.
A volte anche spaventosamente vicino a noi.
La recitazione è più che buona,: ottima l’interpretazione di Richard Gadd, Jessica Gunning e Nava Mau.
Chi è appassionato di serie, o chi vuole riflettere su temi cosi lontani ma cosi vicini a noi, non può perdersi Baby Reindeer perché tutto sommato raggiunge il suo scopo.
Probabilmente non griderei al capolavoro, ma sicuramente ad una serie che deve essere vista e digerita, anche magari attraverso il dialogo con altri appassionati.
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