La recensione su This England

Nuova miniserie inglese sviluppata da Sky UK scritta da Michael Winterbotton e Kieron Quirke e diretta, oltre dallo stesso Winterbotton, anche da Julian Jarrold (Becoming Jane e Once Upon a Holiday), This England ricostruisce le fasi salienti dell’emergenza sanitaria di Covid-19 in Inghilterra seguendo di pari passo l’improvvisa(ta) ascesa (con la vittoria della Brexit) e la successiva rovinosa caduta (in seguito alla criticatissima gestione proprio di detta pandemia) del suo primo ministro Boris Jonhson, un BoJoe interpretato nel serial da un magnifico (per quanto irriconoscibile) Kenneth Branagh.  

This England non si accontenta però di proporre una sua biografia dell’uomo più potente d’Inghilterra (ovviamente dopo una donna, la Regina Elisabetta) ma piuttosto di raccontare un ben preciso momento storico, descrivendolo in modo minuzioso e passionale ma anche con un’attenzione e un rispetto quasi documentaristico, da sempre questa una precisa cifra stilistica fondamentale del lavoro di Winterbotton.

Quasi un istant movie quindi in cui gli eventi si susseguono a un ritmo serrato, lasciando ben poco spazio al commento personale e dove quasi niente è inventato attraverso un montaggio frenetico che alterna le vicende con protagonista il governo Britannico e i comitati scientifici che gestiscono la crisi, maggiormente concentrati sugli indici di gradimento e sull’influenzare cinicamente i mass media che non sulla reale emergenza sanitaria, all’impatto della stessa sulla vita di migliaia di cittadini inglesi, sul dolore delle famiglie colpite dalla pandemia e i medici e gli infermieri impegnati in prima linea.  

La narrazione viene quindi frammentata attraverso un’eterogenea pluralità di diversi punti di vista costruendo una storia corale nella quale ogni frammento, anche personale e/o della durata di pochi minuti, va a costruire un puzzle molto più grande e dall’enorme impatto emotivo, con sentimenti come rabbia, costernazione, paura e compassione che si alternano tra loro, mescolandosi di continuo ma senza lasciarsi mai prendere da facili sentimentalismi, limitandosi invece a mostrare i fatti e gli eventi in modo quasi didascalico, e utilizzando il personaggio di Boris Johnson come collante per tenerne insieme tutti i pezzi.

Dal quale però non si evince una particolare presa di posizione a riguardo in quanto Winterbotton sembra più interessato a riesumarne gli eventi che non a commentarli, lasciando che sia poi il pubblico a interpretarli come vuole.

Un Bojo che Kenenth Branagh non si limita a imitare ma in cui si trasforma grazie a un eccellente lavoro mimetico, riproducendone le camminate, i gesti e i tic studiati fin nei minimi dettagli, e a un trucco prostetico decisamente perfetto (dichiaratamente ispirato a quello di Gary Oldman in Il giorno più buio) risultando più reale del vero Boris Johnson, e arrivando a mostrarsi sul set e ai suoi colleghi solo con il trucco di scena.  

Ma Branagh è bravo anche nel non giudicare il personaggio che interpreta mostrandolo semplicemente per quello che è, senza condannarlo o prenderlo in giro

Il resto del cast troviamo Ophelia Lovibond, Simon Paisley Day, Andrew Buchan, Heather Peace, Simon Kunz, Charles Dance, Salima Saxton, Tim Goodman, Rachel Sophia Anthony e Greta Bellamacina.

L’unica critica che le si può fare è che, forse, è arrivata un po’ troppo presto, quando non c’è ancora un distacco emotivo (e, appunto, temporale) necessari a elaborare quanto è  avvenuto e questo potrebbe infastidire chi è ancora troppo coinvolto dai fatti raccontati nella serie.

VOTO: 7,5