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The Girl From Plainville

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Andreotti_Ciro

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La recensione su The Girl From Plainville

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Nel 2014 Michelle Carter, studentessa di Plainville, in Connecticut, conosce durante un viaggio in Florida Conrad Roy, soprannominato Coco, studente di Mattapoisett, piccolo paese a molti chilometri da Plainville. I due iniziano a incontrarsi e scriversi frequentemente online e quando il corpo di Conrad viene ritrovato privo di vita all’interno della sua auto, la prima a essere sospettata per istigazione al suicidio è proprio Michelle.

 

 

Un caso di cronaca tornato prepotentemente alla ribalta per via di una serie che, come nel recente caso di Dhamer, va a rimestare nel torbido di eventi luttuosi non recenti ma che prendono forma grazie alle prestazioni della ventiquattrenne Elle Fanning, sorella minore di Dakota, e interprete di Michelle, e dal ventisettenne Colton Ryan, in quello di Conrad. Ragazzo fragile con problemi che sfociano nella più classica delle depressioni adolescenziali, causate da una famiglia sfaldatasi a seguito del divorzio dei genitori, e le più normali indecisioni dettate da un futuro dai contorni indecifrabili, in bilico fra la scelta di un lavoro e quella del college. Indecisioni che non hanno saputo affievolirsi grazie all’arrivo di un’amica particolare ma con problemi altrettanto insormontabili. O semplicemente un’amica approfittatrice quanto basta.

 

La serie scomposta in otto puntate, della durata di tre quarti d’ora circa ciascuna, e con evidenti differenze rispetto ai fatti realmente accaduti ripercorre in un continuo ping - pong temporale, gli eventi che hanno portato alla morte di Conrad. Di come evolvano i suoi dubbi, le incertezze. Di come le indagini, le difese e le accuse processuali diano alla fine vita a un puzzle non troppo nitido e dagli angoli molto sfumati. La quarantottenne Chloë Sevigny, nel ruolo della madre della vittima e Cara Buono, nuovamente nel ruolo di una madre di adolescenti problematici, esattamente come nella serie Stranger Things, e in tal caso nel ruolo di Gail Carter, madre di Michelle, riescono, assieme al resto del ‘cast adulto’ a creare una narrazione che porta a una domanda alla quale difficilmente si riesce a dare una risposta univoca, ovvero fino a quando e quanto si possa parlare di responsabilità del singolo di fronte a scelte altrui. Da vedere soprattutto per cercare di capire meglio cosa possa colpire e passare per la testa di una generazione ben differente da quella di chi scrive.

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