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The Head

2 stagioni - 12 episodi vedi scheda serie

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La recensione su The Head

di mck
5 stelle

Dieci Piccoli Thin...k Tank all'OverLook Station (scritto dagli scemeggiatori di Caprera e Libeccio).

 

"The Head", ovvero: (tutto) il mondo (ch'è paese) considerato dal PdV dell'Antartide...

 

 

Guilty (Un)Pleasure.

 

Allora, intendiamoci: se giri una serie chiamandola “the Head” ed ambientandola in una stazione internazionale di ricerca scientifica in Antartide, allora quello che mi aspetto di trovare è... questo...         

 

questo...


questo...


questo...


questo...


e, ancora, questo…


“L’empatia ci farà uccidere.”

E, invece, niente di tutto… questo, ché i convitati di pietra, ovvero tanto “the Thing” (Carpenter, 1982) quanto “the Shining” (Kubrick, 1980) - ma non “Ten Little Niggers [Indians]”, aka “...and Then There Were None” (Christie, 1939), né tantomeno “Rashomon” (Kurosawa, 1950) - vengono l’uno sin da subito e l’altro nel corso della narrazione esorcizzati: mostrandoci il remake carpenteriano (con inversione dei poli) dell’Hawks/Nyby, da Campbell, diegeticamente in azione nella tradizionale serata-film d’equinozio marzolino e citando il King+Kubrick&Johnson nel dipanarsi dei dialoghi.

 

 

“Blood is the best camouflage [maskirovka, cover-up, camuffamento, mascheramento, occultamento, travestimento].”

Giunta finalmente la primavera… ottobrina, si arriva alla risoluzione finale del whodunit, la quale però risulta essere scontata e telefonata già dal penultimo episodio: anche se, agganciata ad essa, nel contesto, vi sono un paio di piccole crudeltà etico-morali non male (chi e perché ha messo la prova che incastra xxx sul gatto delle nevi, e soprattutto il fatto che non è stata opera di yyy, e cosa è veramente accaduto - ma qui la gestione del narratore inaffidabile sballa per eccesso di sfruttamento di quella che altro di diverso non è da una scorciatoia, un sotterfugio, un ripiego - a zzz).

 

 

“Quello della Casa di Carta.”

Creata (e co-sceneggiata con David Troncoso e Isaac Sastre) dai medi(ocri) Alex e David Pastor (“Carriers”, “los Últimos Días”, “Incorporated”, “Hogar” e lo script di “Self/Less”) e interamente diretta da Jorge Dorado (aiuto regista di Almodovar e del Toro, e poi: “Anna”, “Gigantes”, “el Embarcadero”, “el Ministerio del Tiempo”, “Objetos”), “the Head” - titolo abbastanza insensato - è una miniserie in 6 episodi da 45 minuti l’uno prodotta da Hulu Japan, HBO (???) Asia e Amazon World - Solar System - Milky Way - the Universe, fotografata da David Acereto e interpretata discretamente da Alexandre Willaume e dai 10 piccoli negretti/indiani: Laura Bach, John Lynch, Katharine O'Donnelly, Richard Sammel, Álvaro Morte, Sandra Andreis, Amelia Hoy, Tomohisa Yamashita, Chrys Reilly e Tom Lawrence, più Philippe Jacq, Olga Wehrly, Andreas Rothlin Svensson e Hannes Fohlin.

 

 

"I've got a map! Ah-ah... Monkey!"

 

 

Who, what, how, when, where, ma senza “Wow!” (insomma: niente alieni, niente arcaici virus mutageni riportati alla luce della notte polare, niente mostri che non siano altro dalle solite, tristi, meschine, patetiche miserie umane).

Batterio che si nutre di CO2 (e immagino - perché, oltre a questo accenno, di “scientifico”, come già accennato, la serie non ha alcunché - dia, come prodotto di scarto, ossigeno: probabilmente è un archeo-esserino che prolifera nel lago Vostok).

La sindrome di “Lost”: ognuno ha uno scheletro nell’armadio, ma per lo meno non ci sono flash-back ammorbanti di catalettica analessi (tutta la narrazione poggia sull’uso del flash-back, ma non in senso lostiano).

È talmente ovvio che ci sia una tempesta in arrivo (è un cliché ed un luogo comune… ma proprio per questo statisticamente/meteorologicamente accettabile) che la sua presenza non viene nemmanco introdotta, ma direttamente presentata in medias res come un cliché naturalmente - nel senso letterale del termine - ineluttabile ed inevitabile.

 

 

Tizio che, per capire quale direzione prendere per raggiungere una stazione di ricerca “vicina”, utilizza una mappa - o, meglio, un geoposter - del continente antartico in scala 1:50.000.000… Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?

Shackleton, Amundsen, Scott e gli altri ci guardano dai foto-ritratti giganti in bianco e nero appesi alle pareti della stazione: il loro saltuario comparire è più emozionante dell’intera serie, per dire.

Quindi, momenti da *** puntellanti un’impalcatura da ** (un fondo di magazzino estivo che si scioglie all'ombra come un ghiacciolo al gusto di fagioli, mais e broccoletti: sì, esiste, press'a poco), è perciò un **½ in totale.

E nemmeno tanto refrigerio.      

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