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X-Files

11 stagioni - 219 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su X-Files

di maurizio73
7 stelle

Serie cospirazionista in cui la detection del paranormale si fonde con la razionalità ed i metodi dell'analisi scientifica, gli hot case di X-files scandagliano la banda ad alta frequenza che sembra trasmettere da altre dimensioni ed inaugurano un filone di grande successo che ammicca furbesco alle ricadute tecnologiche prossime venture.

Detective dell'FBI solitario e ghettizzato, lo 'spettrale' Fox Mulder indaga su casi irrisolti che presentano anomalie apparentemente inspiegabili. Un pò per frenarlo ed un pò per controllarlo gli viene affiancata la dottoressa Dana Scully, medico prestata al Bureau federale che fa della razionalità e dello scetticismo i suoi principali ferri del mestiere. Ben presto però la natura singolare dei casi che si troveranno ad affrontare ed il brillante approccio del suo indolente collega di lavoro, la porteranno a ricredersi sulla misteriosa esistenza di indicibili verità che qualcuno sembra intenzionato a mantenere segrete. Tra adduzioni aliene e fenomeni paranormali, tra mutazioni genetiche e contaminazioni biologiche si spostano da una parte all'altra del continente americano nel tentativo di scrivere un rapporto conclusivo a cui qualcuno possa finalmente credere.

 

scena

X-Files (1993): scena

 

Serie cospirazionista in cui la detection del paranormale si fonde con la razionalità ed i metodi dell'analisi scientifica, gli hot case di X-Files scandagliano la banda ad alta frequenza che sembra trasmettere da altre dimensioni (gli UFO, gli ESP, le mutazioni genetiche, le contaminazioni biologiche, le bizzarrie antropologiche e chi più ne ha più ne metta) ed inaugurano un filone di grande successo che ammicca furbesco dall'inizio di quegli anni '90 forieri delle innumerevoli ricadute e potenzialità dello sviluppo tecnologico prossimo venturo. Se la coppia così bene assortita di un credulone che non ha tutti i torti ed una scettica pronta a ricredersi sono una riproposizione del modello di Conan Doyle aggiornato alle istanze paritarie del politically correct, con tanto di sottotesto sessuale tenuto costantemente sotto lo zero kelvin, è la credibilità di personaggi e situazioni che conduce lo spirito della serie al di fuori delle secche del fantastico, ove argomenti altrettanto incredibili erano stati relegati ai confini di una realtà dove vigeva una tacita sospensione della credulità: insomma La verità è la fuori e Voglio crederci sembrano i motti che rinforzano come geniali slogan pubblicitari il carattere pseudo-divulgativo di un prodotto che rispondeva a precise esigenze di evasione e di conoscenza in un periodo di speranze progressiste (finite poi,come sappiano, ginocchioni sotto il tavolo della stanza ovale) e di rigurgiti reazionari della realpolitik a stelle e strisce, finendo con l'inesorabile calo di ascolti del 2002 imputato nientepopodimeno che ai drammatici fatti delle Twin Towers. Cambia quindi il paradigma secondo cui 'niente è reale ma tutto è lecito' della Twilight Zone degli anni'60, con quello per cui la realtà aumentata delle indagini dello spettrale Molder è possibile indagarla con gli strumenti tanto non convenzionali quanto passibili di rimborso spese; burocratizzando e un pò demistificando con il razionalismo dell'indagine scientifica quell'alone di mistero che ancora si celava  dietro alle nuove e vecchie leggende della mitologia americana: dalle adduzioni aliene all'uomo lupo, dall'uomo snodabile alle invasioni degli ultracorpi solo per citarne alcuni. Costruiti sulle strutture portanti della teoria del complotto per antonomasia e sui metodi analitici della scuola di Washington D.C., gli episodi autoconclusivi della serie mantengono una forte impronta cinematografica nel riciclare in modo originale tutti i topoi ed i soggetti del genere horror e fantastico cari al cinema americano e giocando abilmente sulla varietà di ambientazioni che vanno dalle scorribande metropolitane all'ostilità di una provincia rurale e retrograda, da frequentare rigorosamente in tailleur per lei ed in completo scuro per lui: segni distintivi di una riconoscibilità dei personaggi quale elemento imprescindibile della serialità televisiva. Pur nelle vicissitudini produttive che hanno visto allontanarsi a turno i due inseparabili 'squallidoni' di un prodotto che è approdato all'inevitabile rendez-vous con la settima arte alla fine del decennio (od alle soglie del nuovo millennio), il fortunato franchise di Chris Carter deve molto del suo successo alle facce un pò ordinarie e noiosette dei suoi due protagonisti: l'indolenza un pò sciatta di un belloccio dagli ormoni dormienti come David Duchovny e la frigida avvenenza di una biondina in sovrappeso come Gillian Anderson; origini ucraine per lui e svedesi per lei, a dimostrazione che le leggi della fisiognomica televisiva hanno solide basi genetiche. Marchio distintivo della serie è la suggestiva ed accattivante colonna sonora di Mark Snow, rimasta praticamente invariata per tutto il ciclo. Più volte candidato ai Primetime Emmy Awards ed ai Golden Globe (21 in tutto i titoli) ha goduto di un ottimo successo di pubblico ed una considerazione più che lusinghiera della critica specializzata che lo ha inserito tra le migliori serie drammatiche di sempre. Parafrasando: sarà il caso di credergli o quelli là sono veramente fuori? 

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