Espandi menu
cerca
Novecento atto I

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

Recensioni

L'autore

axe

axe

Iscritto dal 23 marzo 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 30
  • Post -
  • Recensioni 1552
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Novecento atto I

di axe
8 stelle

1945. Durante gli ultimi giorni di aprile, si conclude l'agonìa del "fascismo di governo"; in un grande podere della campagna emiliana, rancori a lungo sopiti trovano sfogo, con conseguenze tragiche. Stesso luogo, 44 anni prima. Nascono, nello stesso giorno, Alfredo Berlinghieri, nipote del "padrone" e Olmo Dalcò, una bocca in più da sfamare per una numerosa famiglia di contadini allocata all'interno del podere. I due crescono insieme, sani, vivaci; le differenze sociali connesse alle origini e l'esuberanza giovanile li portano a volte l'uno contro l'altro, ma l'affetto che li lega consente loro di superare ogni contrasto. Nel frattempo, il mondo cambia. Gli anziani muoiono, gli uomini maturi ingrigiscono; ideologie contrapposte infiammano gli animi. Si scatena il conflitto mondiale e, poco dopo la conclusione, si afferma il fascismo. Bernardo Bertolucci, in un film dalla durata di circa cinque ore, diviso in due atti, racconta, concentrandosi sulle vicende dei loro due rampolli, la storia delle famiglie Berlinghieri e Dalcò, rispettivamente proprietari e contadini, legate ad una grande azienda agricola emiliana. Il regista pone in risalto le differenze sociali, in continuo evolversi rispetto le dinamiche dei tempi, i risvolti sentimentali connessi alle stesse, i desideri, le ambizioni, le emozioni, i sentimenti, le perversioni dei personaggi. Bertolucci, emiliano e pertanto buon conoscitore dei luoghi d'ambientazione del racconto, ha a disposizione un cast stellare. I due protagonisti, Olmo ed Alfredo, sono interpretati rispettivamente da Gerard Depardieu e Robert De Niro. Le loro mogli, Ada ed Anita, sono interpretate da Dominique Sanda e Stefania Sandrelli. Donald Sutherland interpreta il feroce, opportunista e perverso Attila Melanchini, soprastante del podere e caporione fascista; Laura Betti è la cupa e rancorosa Regina, cugina di Alfredo. Gli anziani delle famiglie Dalcò e Berlinghieri, Leo ed Alfredo "senior" sono interpretati da Sterling Hayden e Burt Lancaster. Ogni personaggio gode di un buon approfondimento; il regista descrive con benevolenza i "proletari" della storia; essi hanno consapevolezza della propria condizione, esprimono rassegnazione e scontento al tempo stesso. Ne è testimonianza il breve confronto tra Alfredo "senior" e Leo, nonni dei protagonisti. Il contadino non condivide la gioia dell'anziano padrone per la nascita dei nipoti, e non accetta di buon grado di partecipare all'improvvisata celebrazione. Mantiene le distanze; distanze che saranno accorciate dai due giovinetti, Olmo ed Alfredo, i quali giocano insieme, uniti dall'innocenza dell'infanzia. Gli anni passano, gli anziani muoiono. Ideologie comuniste e socialiste si diffondono e rinsaldano i legami tra i proletari, i quali avanzano rivendicazioni con esiti non del tutto negativi. Olmo ed Alfredo acquistano coscienza delle distanze sociali che li separano, eppure continuano ad interagire da amici e, a volte, complici. Dopo gli anni della Grande Guerra, la conflittualità tra padroni e lavoratori si inasprisce. I primi, insensibili al sacrificio collettivo costituito dalla permanenza al fronte, hanno come unico obiettivo riportare i profitti a livello pre-bellico a danno dei secondi, esacerbati e delusi. Entra in gioco il fascismo, un'ideologia violenta alla quale aderiscono, tra gli altri, i padroni per convenienza, ed i malvagi in genere, per avere un alibi con il quale giustificare le loro nefandezze. E' il caso di Attila Melanchini, la cui ferocia non conosce limiti ed è destinata ad esplodere negli anni successivi, avvelenando la vita di altri personaggi del racconto. Il regista indugia sui personaggi raccontandone il privato; evidenzia, in particolare, le debolezze della borghesia. I "padroni" ed i loro familiari sono, in varia misura, avidi, insoddisfatti; soffrono di depressione, probabilmente generata dalla noia; sono inconcludenti, autoreferenziali. Lo stesso Alfredo, benchè sembri animato da uno spirito progressista, eredita queste tare. I proletari, nonostante le difficoltà quotidiane e l'abbrutimento fisico, sono tratteggiati come più sani, infusi di valori positivi, vigorosi, aperti al dialogo e pronti al futuro. Il ritmo del racconto è molto lento; il regista mostra la quotidianità dell'azienda agricola fuor da ogni idealismo. Contrastano con i battibecchi ed i pettegolezzi sussurrati nelle stanze padronali, i chiassosi dialoghi echeggianti nei locali a dispozione dei lavoratori; si suda e si fatica nelle stalle, lerce e puzzolenti, così come nei campi, nei quali fanno capolino le prime macchine agricole, tra gli sguardi sospettosi dei lavoratori, spaventati dal nuovo temibile concorrente. Si muore all'improvviso, dopo una vita di duro lavoro, con l'unica consolazione rappresentata dall'aver contezza di timidi segni di cambiamento. Il primo atto dell'opera di si conclude, tuttavia, negativamente. La speranza nel miglioramento delle condizioni del proletariato è spenta dall'azione combinata dei primi fascisti e dei reazionari borghesi. Cosa accadrà ai Dalcò ed ai Berlinghieri, prima che giunga il giorno della Liberazione ?

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati