Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
È a ogni modo di giudizio trascurabile, non degno di approfondimento, il termine specifico Full Metal Jacket facente riferimento a delle munizioni incamiciate, blindate, in dotazione nelle forze armate militari moderne. È il titolo omonimo che conta veramente, cioè il manivesto empirico che dà il riconoscimento vero alla guerra. Io condivido il pensiero "Kubrickiano" neutrale, per quanto possibile, che svia una ricorrente forma di propaganda. Ecco perché non a caso adoro il cinema di Stanley.
"Full Metal Jacket" ci insegna le giuste nozioni etiche per immaginare il vero conflitto, che sia quello interiore o quello bellico. Il film del maestro quindi non è una delle molte trasposizioni della guerra del Vietnam, ma una personale e magnifica visione di essa.
La lodevole opera inizia dagli albori.. divisa in due parti, la prima pressoché imprescindibile che sacrifica intelligentemente porzioni abbondanti di inutile guerriglia per raccontare, con la più estrema semplicità e crudeltà abbinate ad un umorismo nero, fatti incontestabili.
Parris Island, Stati Uniti: uno dei molti corsi d'addestramento per nuove reclute Marines. Una lunga carrellata entrata fin da subito nell'immaginario collettivo cinematografico, il Sergente Maggiore capo istruttore Hartman (R. Lee Ermey) fa le dovute presentazioni.. Ma lo sappiamo, la razza umana non è materia organica, massa informe anfibia tutta uguale. Anche nel proletariato ognuno è fatto a modo suo, poi ci sono le varie classi sociali contenute in esso. C'è ad esempio il raccomandato furbo e spavaldo del soldato "Joker" (Matthew Modine), o pure il texano emotivo soldato "Cowboy" (Arliss Howard), il solito nero sotto proletario, "Bianca Neve", che non deve mancare mai. Ovviamente in questo primo tempo il personaggio più iconoclasta non può essere altro che il soldato "Palla di lardo", interpretato da un giovane ma bravissimo Vincent D'onofrio. "Palla di lardo" rappresenta il proletariato ingenuo, il giustiziere imbranato martire e omicida che si scaglia contro quella filosofia marziale fanatica. Più che mai cieca, disprezzante delle debolezze, che non si cura delle possibili conseguenze, degli effetti collaterali.. Joker è stato testimone oculare di quell'evitabile tregedia e il ricordo resterà indelebile per tutta la vita..
Solo nella seconda parte la guerra entra in scena facendolo in modo progressivo. Veniamo a conoscenza che il soldato Joker è il protagonista di questo dramma, ma per il momento "posizionato" al sicuro nelle retro vie. Probabilmente ha evitato il fronte con l'alibi del fotoreporter, tramite raccomandazioni agevolanti presso la sezione giornalistica per la rivista militare Stars and Strips. Con lui il compagno di ventura Rafterman (Kevyn Major Howard), molto annoiato e desideroso di avanzare in avanti per provare l'emozione iniziatica di premere il grilletto contro il nemico. Verrà accontentato da lì a breve perchè il sarcasmo spiritoso del Joker durante un briefing di lavoro, infastidisce per l'ennesima volta il Tenente Lockhart (John Terry). D'altronde lo scopo della redazione giornalistica militare non si discute: l'esercito statunitense impegnato nel conflitto deve essere dipinto come l'eroe invincibile buon samaritano.
Magra consolazione per il joker rimane quella di essere a canoscienza che al campo prestabilito da raggiungere c'è il vecchio amico conosciuto al corso d'addestramento, il soldato Cowboy. Gioia e commozione per entrambi nel rivedersi, abbracciandosi calorosamente e citando divertenti barzellette sconce sul sesso. Viene il tempo delle conoscenze, Cowboy presenta l'amico "scherzoso" al compagno di squadra Animol (Adam Baldwin). La scena, memorabile come poche, anche se all'apparenza giudicabile come poco più di un simpatico siparietto comico botta e risposta, che evidenzia un certa antipatia fra i due. Nasconde in realtà, in modo non criptico, messaggi superiori.. Il nucleo centrale della filosofia "Kubrickiana" è racchiuso qui in questi pochi secondi. Dualismo, contraddizione, che portano lo spettatore alla meditazione sulle cause scatenati.. "Le distanti" personalità dei due soldati come metafora abbellente, "montata", mascherata, fatalista, ma anche costituita da altri aggettivi positivi contrastanti di una società. O meglio dell'unica società organizzata mondiale: quella dell'uomo, che ha saputo distinguersi sì dalla natura animale per un'intelletto superiore. Un intelletto che comunque rimane completamente limitato, imperfetto. Adesso gli ordini sono quelli di accertare se una determinata zona di guerra urbana sia stata effettivamente ripulita dal nemico comunista. È giunto il tempo di uccidere anche per il soldato joker, di partecipare in prima persona al gioco, l'onta della guerra. Una guerra in tutto e per tutto identica alle altre, invariabile nel suo corso qui come altrove, non c'è un giusto ne uno sbagliato. Solo morte, salvezza, e tutte le più umane emozioni.
Born to kill, equivalente al simbolo della pace..
8/10
Full Metal Jacket (1987): Matthew Modine
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