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Americani

Regia di James Foley vedi scheda film

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La recensione su Americani

di alexio350
8 stelle

 

Shelley (Jack Lennon) Dave (Ed Harris) e George (Alan Arkin) sono tre venditori che, sotto le comande del capoufficio John (Kevin Spacey), devono cercare di piazzare terreni tramite degli appositi contatti, ovvero nominativi di clienti potenzialmente interessati che hanno provveduto a compilare un apposito modulo. Una sera di pioggia piomba nella loro sede Blake (Adrian Baldwin), mandato nientemeno che dalla direzione centrale per fare un po’ di ordine. Il discorso è chiaro: le vendite scarseggiano, e i tre dovranno iniziare a darsi da fare se vogliono conservare il posto. A guardarli dall’alto c’è Roma (Al Pacino), primo nella classifica delle vendite e in lizza per aggiudicarsi una Cadillac, come premio per i suoi straordinari risultati. 

 

L’incipit di Americani è qualcosa che rimane impresso nella mente, scintille allo stato puro: la feroce reprimenda di Baldwin ai poveri venditori, mentre fuori scroscia la pioggia, è da antologia, degna del miglior Tarantino (“sei una brava persona? Non me ne frega un cazzo. Un buon padre di famiglia? Vaffanculo a casa tua a giocare coi ragazzini”), e ci introduce repentinamente nel significato del film: quando si lavora, e, più nello specifico, quando si vende, l’unica cosa che conta sono i risultati, tutto il resto è fuffa e parole al vento. La pellicola, diretta da James Foley e tratta da una pièce che varrà il premio Pulitzer a David Mamet, risulta attuale in maniera quasi inquietante: la liturgia alla base sembra ricalcare quella dei moderni call center, e ci ricorda che le persone, sulla carta e nelle logiche aziendali, valgono meno degli obiettivi che devono raggiungere. Annichiliti, sopraffatti da questa ineluttabile verità, i venditori cercheranno tutti modi di rimettersi in pista, e di tornare in classifica, con tutti i metodi leciti, e anche illeciti, a loro disposizione: perché quando bisogna performare la rettitudine non conta, se intralcia il raggiungimento dello scopo. Portati per mano da una sceneggiatura ad hoc, drammatica, grottesca, ma anche sottilmente comica, tutti i grandi attori sulla scena danno il meglio di sé  - da Pacino a Lemmon a Harris, da Arkin a Baldwin - passando da un giovane Kevin Spacey - rendendo memorabile il quadro. 

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