Regia di Goyo Anchou vedi scheda film
Un film non facile, ma da apprezzare per la sua sovversiva originalità, nonostante nemmeno la sua breve durata lo salvi da pecche strutturali. Impressiona lo stile impegnativo e sperimentale, con l'immagine sempre instabile, deformata ed alterata.
Mariano è un giovane gay attratto da un amico eterosessuale. Quando viene violentato e poi abbandonato da quest’ultimo, per lui è l’inizio di una lenta discesa agli inferi, un viaggio interiore dai risvolti drammatici, che lo porterà a comprendere la necessità ineluttabile di una rivoluzione contro il patriarcato.
Film ultrasperimentale dell' argentino Goyo Anchou, “Heterophobia” è, come recita il suo sottotitolo“una rapsodia antipatriarcale”, una chiamata alla rivoluzione per ribaltare l'oppressione machista, che fa propria la rabbia ed il desiderio di rivalsa di Mariano contro la realtà eterosessuale che lo ha tradito e ferito (ad esempio l'amico non viene mai chiamato per nome, ma definito sulla base del suo orientamento sessuale ( “l'etero”) come a ribaltare la visione omofoba che de-personalizza le persone lgbt).
Heterophobia (2015): scena
“Heterophobia” è un film sperimentale, ipnotico e visionario, la cui visione è certamente impegnativa, seppur sia di breve durata. Nello stile scelto da Goyo Anchou l'immagine è sempre instabile, alterata da altre immagini sovrapposte, dall' inserimento di spezzoni tratti da film muti e da una miriade di effetti distorsivi, per cui la visione non è mai chiara e nitida, ma al contrario costantemente deformata. Un viaggio sperimentale in cui una voce narrante ci conduce tra citazioni poetiche in un universo psichedelico, accompagnato da una colonna sonora di rivisitazioni strumentali di classici del pop.
Un film non facile, ma da apprezzare per la sua sovversiva originalità, nonostante non sia esente da pecche strutturali: parte molto bene con la cupa immersione nello stato di sofferente confusione vissuto di Mariano, poi si incarta su una deriva magica e vampiresca che non mi ha per nulla convinto, ma si riprende nel finale inaspettatamente lieto.
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