Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Alcuni amici vivono di sogni, lavori effimeri ed ozio, in una città di mare dove presto arriva l’inverno, con le sue spiagge deserte, il carnevale, e i doveri della vita, pressanti, vengono confinati sullo sfondo. Con I vitelloni, Federico Fellini dipinge un ritratto generazionale, immortalato in una sapida cornice in bianco e nero, che trascende il luogo e il tempo, e rappresenta una certa visione della provincia italiana con i suoi vizi, le sue virtù e le sue maschere immancabili. Un mondo in cui, più che vivere, si sopravvive in attesa di qualcosa, perché la serietà (e la noia) dell’essere adulti può essere sempre delegata ad altri.
I due poli del racconto sono Albero (Alberto Sordi) che vive ancora con la madre e la sorella, della quale è geloso in maniera infantile, e Fausto (Franco Fabrizi), che malgrado sposato e padre continua a tentarci con tutte le donne che gli capitano a tiro. Nel raccontare le avventure (e disavventure) di questi personaggi e dei loro amici, non c’è nulla di didascalico, ma traspare il puro piacere di una narrazione che sa alternare momenti seri (Alberto sconvolto dalla partenza improvvisa della sorella, Fausto di fronte alle lacrime disperate della moglie tradita) ad altri molto spassosi e divertenti (Alberto che schernisce i lavoratori nella famosa scena iconica, Fausto preso a cinghiate dal padre) tanto che il film è un perfetto amalgama di dramma e commedia. Scritto con la collaborazione del premio strega Ennio Flaiano, meno surreale e astratto di altre opere del regista riminese, I vitelloni rimane uno del film più iconici del cinema italiano.
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