Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
1970. Il governo statunitense è prossimo alla condivisione, con l'omologo sovietico, di un trattato per la riduzione degli armamenti nucleari. La maggior parte della cittadinanza è tuttavia in disaccordo. Ancor più contrariati sono i militari. Il capo di stato maggiore, generale Scott, eroe di guerra, con la complicità di alcuni colleghi, organizza un colpo di stato per esautorare il presidente Lyman. Un suo attendente non coinvolto nel complotto, il colonnello Casey, scopre i progetti di Scott e ne informa il presidente statunitense, il quale invia persone fidate alla ricerca di ulteriori prove. "Sette Giorni A Maggio" trae ispirazione da un omonimo romanzo ed è diretto da John Frankenheimer, il quale colloca la vicenda in un prossimo futuro rispetto la data di realizzazione dell'opera, 1964. Il background del racconto, un thriller fantapolitico, è la Guerra Fredda. Il "nemico" di allora, tuttavia, non è coinvolto; le parti in conflitto sono due anime del potere statunitense. Alcuni generali, espressione di una forza autoreferenziale, solo incidentalmente in accordo con la maggioranza del popolo, intendono porsi alla guida della nazione, in spregio a quelle regole basilari della democrazia, le quali impongono le elezioni quale strumento di scelta della compagine di governo. Tiene loro testa il presidente in carica, Lyman. Egli non pretende d'essere infallibile; rivendica la correttezza del proprio operato, rimettendo agli elettori il successivo giudizio. Il confronto tra Scott, alla guida degli ufficiali ribelli, e Lyman ha luogo inizialmente in seno alle istituzioni; uscito sconfitto in tali sedi, il generale sceglie di attuare un colpo di stato, utilizzando il personale di una misteriosa entità militare evidentemente costituita all'uopo. La ricostruzione del progetto di Scott è realistica; il generale intende non solo avvalersi della collaborazione di altri colleghi ma anche controllare le comunicazioni e rendere il presidente incapace di reagire. Lyman, informato da Casey, è in difficoltà. Ha bisogno di prove per dimostrare ad un'opinione pubblica a lui decisamente ostile l'esistenza del complotto e può procurarle esclusivamente per mezzo di persone di sua assoluta fiducia. Reso svantaggiato anche da cattive condizioni di salute, l'anziano statista sembra non poter riuscire; ma, alla fine, messo al tappeto Scott con un memorabile discorso, la giustizia trionfa. Ottime interpretazioni per i tre attori principali. Il generale Scott è impersonato da un Burt Lancaster particolarmente severo. Egli, benchè personaggio negativo, non è un invasato, guerrafondaio o megalomane; è il portavoce delle istanze di chi non ha la minima fiducia nella nazione sovietica, la quale, la Storia lo ha insegnato, è stata una tenace avversaria per ideologia ed in grado di prevalere militarmente. Casey è interpretato da Kirk Douglas. Egli condivide le idee di Scott; lo ammira come soldato e come persona. Appreso del tradimento in atto, benchè confuso, sceglie di approfondire e di fare il suo dovere di uomo fedele alle istituzioni, informando personalmente il presidente Lyman (Fredric March), uomo di spessore e carisma. Di rilievo la presenza nel cast di Ava Gardner, nel ruolo - un po' forzato - di Eleanor Holbrook, ex-amante di Scott. Il film non gode di un ritmo elevato, ma la tensione è comunque altissima, in virtù della grande incertezza non solo circa l'epilogo ma anche in merito all'imprevedibilità della vicenda. Dal momento in cui Lyman è informato delle singolari manovre di Scott, il presidente ed i suoi uomini devono dapprima convincere loro stessi dell'esistenza di un complotto; in seguito, trovarne indizi e prove; infine, rendere pubblico l'avvenimento. Non è una cosa facile. Le comunicazioni possono, infatti, essere oggetto di controllo dei "congiurati"; a tratti, si ha l'impressione che il presidente e gli uomini di sua fiducia siano avviluppati in una sorta di ragnatela e possano essere bloccati in qualunque momento. Il messaggio trasmesso dal film giunge ... forte e chiaro. Le scelte effettuate dalla parte politica entro lo spazio d'azione che le è consentito dall'ordinamento giuridico sono soggette al giudizio del popolo mediante elezioni, non di militari o qualsivoglia altra fazione - pur con l'occasionale sostegno di parte della società - i quali intendano usare la forza per prevalere sul diritto; è la democrazia. E' opportuno rilevare che il film è stato prodotto negli anni più cruenti della Guerra Fredda e dell'assassinio del presidente Kennedy; ciò ci consente di apprezzare il particolare valore dell'opera. John Frankenheimer conferma, dunque, la propria abilità, sia quale interprete e critico del proprio tempo, sia quale eccellente intrattenitore. Da vedere.
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