Regia di Roger Corman vedi scheda film
Nancy Sinatra/Mike "La Scimmia":
"Vieni via, stanno arrivando[la polizia], non farti prendere, ma perché vuoi pagare per tutti?!"
Heavenly"Meraviglioso"Blues/Peter Fonda: "Perchè tutti abbiamo sbagliato".
Inizia nel sobborgo di Venice, con ponticelli e canali in mezzo a basse casette residenziale già vista in molto film e telefilm, ma soprattutto in "Per 100 chili di droga"(Cisco Pike)(1971) di Bill W.L. Norton, e in una sequenza con Kowalski/Barry Newman di "Punto zero"(Vanishing Point)(1971)di Richard C. Sarafian, e il collegamento dice tante cose.
Splendido, nulla affatto ingenuo, e semi-capostipite del filone dei film di motociclisti, che troverà in William Smith, Adam Roarke, Jeremy Slate, Tom Stern, Larry Bishop ed altri, le sue principali icone per almeno un quinquennio. Ma è qui ovviamente Peter Fonda/Heavenly"Meraviglioso" Blues, a dominare la scena per i primi venti minuti con l'adeguata "spalla" di Loser/Bruce Dern, altro nome topico del cinema americano di anni sessanta e settanta(qui con la moglie anche nella vita Diane Ladd), in una ruolo che è assieme prodromo, assolutamente scontroso contro ogni possibile ordine borghese e e sua radicalizzazione non conciliante e "hippy", di quel Capitan America che sarà il deuteragonista del capolavoro "Easy Rider", tre anni dopo.
Corman (coadiuvato dai giovani allievi Bogdanovich co-sceneggiatore con Charles S. Griffith poi sempre con Corman anche sceneggiatore di "Anno 2000: La Corsa della morte" e regista di tanti film di strada compreso il notevole "Eat my Dust"[1976] e ddf- bellissima-, Monte Hellman allo splendido montaggio, vedere per credere la sequenza di notte della moto di Fonda che non parte e i federali che lo stanno cercando, con il miagolio dei gatti in snervante sottofondo),sapeva ben cogliere lo spirito del momento e del suo tempo, non soltanto quello gotico del ciclo poeiano con la AIP e nel 1966 in conclusione, dirigendo un'opera rimasta imperfetta per elezione, ma sempre più accresciuta con il passare degli anni, quale formidabile e senza mai cercare la complicità dello spettatore vista la riprovevole condotta ognuno per sè e contro tutti dei personaggi, una fotografia fedele del mondo degli Hell's Angels, quando ancora non erano commercialisti e bancari, con la moto e il giubbotto di pelle della domenica.
Splendida tutta la parte finale della cerimonia funebre con la bara di Loser avvolta nella bandiera nazista e il sermone contestato e interrotto del pastore Frank Maxwell, che da il via ad una sequenza non dai dettagli scabrosi esibiti, ma ampiamente tagliata nella edizione italiana, in cui vengono sfasciate le panche di legno della chiesa, e sotto alcool, droghe mescaliniche e non, non viene risparmiata di stupro multiplo neppure la vedova del morto. E tutte vanno con tutti, tutti si degradano e abbruttiscono in ogni modo in una discesa all'abiezione di rara efficacia. Di grande resa iconografica e plastica il corteo funebre con le moto per il paese di montanari, e la rissa con finale di rassegnata rinuncia da parte del capo Heavenly, nel cimitero. Un finale già estremamente rappresentativo alla pari di altri, dell'altro grande nascente filone della Nuova Hollywood, dei Road Movies.
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