Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
C'è una tristezza di fondo anche dietro la scanzonata allegria dei cinque quarantenni che si ritrovano dopo tanti anni: le vite di ognuno sono irrimediabilmente cambiate e nulla potrà più riportarli alla spensieratezza di un tempo
A metà strada tra una versione più scanzonata de "I vitelloni" ed una sorta di "Amici miei" d'antan (tra l'altro anche con un cameo di un giovane Moschin..) il film inizia come la più conviviale delle rimpatrate tra amici che si erano persi di vista, e man mano che procede assume però un tono tra il grottesco ed il drammatico, esplicitando impietosamente conquiste fallaci e fallimenti palesi (personali e professionali) che ognuno dei quarantenni in campo si porta con sè. Emerge su tutti il personaggio di Cesarino, bigamo conclamato ma non pago, tirato in mezzo dagli amici per un'ultima notte di follie, e tuttavia privo di quella cattiveria che ognuno degli altri protagonisti sembra portare indelebilmente con sè. Il film, in alcuni punti abbastanza esplicito per il periodo (cosa che gli procurò anche qualche grana con la censura) oltre ad essere una delle più efficaci pellicole sullo spaesamento generazionale nell'ingresso nell'età adulta, è anche un'ottima occasione per rivedere Walter Chiari, attore forse un pò troppo facilmente dimenticato rispetto ad altri contemporanei, ma non privo di un suo indubbio talento.
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