Regia di Paul Newman vedi scheda film
CICLO - IL CINEMA DELLA SOLITUDINE SENTIMENTALE - INCEL, FEMCEL ED ALTRI SOFFERENTI PER AMORE
1# L'EREDITIERA DI WILLIAM WYLER (1949): LA PRIMA FEMCEL //www.filmtv.it/film/15910/l-ereditiera/recensioni/938289/
2# NESSUNO MI SALVERA' DI EDWARD DMYTRYK (1952): LA SALUTE MENTALE NEGATA //www.filmtv.it/film/31968/nessuno-mi-salvera/recensioni/1050847/#rfr:user-96297
3# MARTY - VITA DI UN TIMIDO DI DILBERT MANN (1955): L'ORIGINE DELL'INCEL E DELLA FEMCEL //www.filmtv.it/film/4184/marty-vita-di-un-timido/recensioni/1051519/#rfr:user-96297
4# TEMPO D'ESTATE DI DAVID LEAN (1955): L'AMORE AI TEMPI DELLA GARDENIA //www.filmtv.it/film/7045/tempo-d-estate/recensioni/931643/#rfr:user-96297
5# CALLE MAYOR DI JUAN ANTONIO BARDEM (1956): UN MASCHILE MESCHINO/UN FEMMINILE RASSEGNATO //www.filmtv.it/film/32496/calle-mayor/recensioni/1052131/#rfr:user-96297
6# LA PRIMA VOLTA DI JENNIFER DI PAUL NEWMAN (1968): EMANCIPAZIONE DAL PICCOLO MONDO DELLA PROVINCIA
"Jennifer Cameron, trentacinque anni, ha una madre tirannica e trascina una squallida vita in una cittadina di provincia. S'innamora di Nick, amico d'infanzia, perduto di vista per anni, e nella presunta maternità intravede una speranza per un cambio radicale della sua vita. Per Nick è solo un'avventura di un'estate. La delusione è forte, ma Jennifer scopirà nuove cose su sè stessa, trovando la forza di compiere quel passo mai compiuto"
Si ringrazia l'utente Steno79, per il suo contributo alla ricerca dei film d'analizzare ai fini del ciclo in questione.
Il debutto di Paul Newman alla regia, ricalca una vicenda di caduta, sofferenza e una possibile speranza, all’interno di un contesto oppressivo, dove tanti personaggi tipici dell’attore americano hanno trovato spazio nelle sue incisive performance recitative.
“La Prima Volta di Jennifer” (1968), è un titolo fiacco inventato dalla produzione italiana, capace solo di focalizzarsi sull’atto sessuale in sé, perdendo di vista i tanti temi e le numerose assonanze interne dell’originale “Rachel, Rachel”, capace di destreggiarsi tra passato e presente in una serie di rimandi continui. Cambiato in Jennifer, l’originale nome di Rachel, si perdono quindi nella versione nostrana una serie di importanti sfumature, su una figura “nel bel mezzo del cammin di nostra vita” e i fantasmi di un passato che la perseguitano. Concepito come veicolo divistico per la moglie Joanne Woodward, la nomination agli oscar (a cui si dovranno aggiungere quella del film, sceneggiatura non originale e attrice non protagonista) non le procurerà la seconda statuetta cercata, ma darà comunque buona visibilità alle doti attoriali della consorte, con una serie di premi minori e discreto successo ai botteghini.
La regia si attacca alla figura della partner di vita del regista/attore, evidenziandone i lineamenti non regolari, il viso un po’ sgraziato e le forme non cinematograficamente non convenzionali.
Woodward restituisce la confusione dissonante, alla ricerca del proprio posto in un mondo, non più ristretto al mero paese del New England dove vive.
Jennifer "muore" numerose volte, non solo nei ricordi o in quella bara in cui si cala durante l’infanzia, ma giorno per giorno. Una solitudine asfissiante e opprimente, aggravata da un caldo sfiancante, capace di far riaffiorare sensazioni mai affrontate appieno.
La prima volta di Jennifer (1968): Joanne Woodward
Paul Newman sceglie un approccio intimista, dai toni dimessi, rinunciando ad una visione generale, per focalizzarsi su una ristretta cerchia di personaggi frustrati o ai margini. Un melodramma ambientato nella provincia come tanti se ne sono fatti, ma gestito con un linguaggio cinematografico abbastanza retrò. Quasi ignorando del tutto le sperimentazioni tecniche dei film europei degli anni 60’, giunte anche negli USA.
Le numerose sequenze oniriche e flashback, tirano fuori le tentazioni sessuali represse di Jennifer. Fantasmi onnipresenti di una femcel, mai sbocciata in un’autentica donna.
Dal letto in cui Jennifer ogni mattino lotta continuamente per alzarsi, riaffiora l’infanzia, da cui non ci si è mai distaccati mentalmente. Donna negata e per questo mai adulta, la dispotica madre di lei, diventa il surrogato necessario a causa di una non indipendenza biologica.
Il lavoro d’insegnante, rivelazioni sull’orientamento sessuale altrui o la ricerca di Dio attraverso un guru, non sono vie d’uscita da una monotonia a-sessuata. La dimensione corporea può trovare momentaneo sfogo in pratiche autoerotiche, vissute con pudicizia adolescenziale e un’ingombrante voce-over prosaica della protagonista, ma l’appagamento pieno richiede un altro corpo, che non sia il proprio.
Nel legame con l’amico d’infanzia Nick Kazlik (James Olson; un attore alto e prestante fisicamente), vi intravede una possibile strada da percorrere, immediatamente troncata da un’ingannevole maternità, il cui frutto risulta amaro. Le inquietudini, le angosce e financo le speranze di Jennifer, non troveranno speranza di raccolto nello sterile campo in cui si ritrova. Questo vissuto attraverso un dialogo nuovo con il sé, taglierà fuori l’altro percepito come tossico, dando la forza di fare quel salto verso un'emancipazione divenuta oramai improcrastinabile.
La prima volta di Jennifer (1968): Joanne Woodward
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