Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
Pif racconta con leggerezza, surrealismo e una splendida voce fuori campo, la storia di un ragazzo della x - generation, nato e cresciuto in una terra splendida e disperata, ma che vista attraverso gli occhi di un ragazzo inizialmente di poco più di dieci anni, strappa sorrisi sa far riflettere, perché l'ingenuità con la quale il giovane Arturo si trova a coesistere con le scomparse di Boris Giuliano, Pio La Torre e il Generale Dalla Chiesa, lo sfiorarsi con mafiosi da operetta, come Riina e Bagarella, ma capaci di colpire inesorabili e senza pietà, fra le giustificazioni da parte delle persone comuni sull’esistenza della Mafia, derubricata a semplice invenzione mediatica, fanno riflettere e rendono lo sguardo di quegli anni ancora più agrodolce. Fino all'arrivo dell'età adulta. Con il desiderio mai nascosto del protagonista di far parte del mondo della stampa, e al tempo stesso di riuscire a conquistare la ragazza della quale è da sempre innamorato.
Ed è il clima che si respira al fianco di Arturo e con i vari personaggi portati in scena da caratteristi perfettamente amalgamati fra loro, che rendono la pellicola un esordio positivo e ben realizzato. Menzione speciale per Cristiana Capotondi nel ruolo di Flora (da adulta) e un Claudio Gioè che riesce a trasmettere al giovane Arturo la passione per il mondo del giornalismo.
Mancava alla fine quindi solo lo sbarco sul grande schermo per legittimare “Il testimone” ed ex “Iena” Pif capace di colpire felicemente nel segno con questo suo esordio intriso di significati civili ben precisi, baciato dal successo al botteghino, dalla vittoria del David di Donatello e di quella del Nastro d’Argento in entrambi i casi come miglior regista esordiente.
Una pellicola quindi piacevole e alla fin fine intrisa di buoni sentimenti. Da recuperare magari unita alla serie omonima uscita a distanza di tre anni, capace di riproporre i medesimi temi, ma declinati in maniera differente.
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