Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Leggi la recensione, stavolta il commento breve salta.
Il 1928, sempre seguendo i dati di IMDB, rappresenta una stasi rispetto al 1927, con quasi lo stesso identico numero di opere uscite. Il primo film che vedo per il '28 è ovviamente questo, probabilmente uno dei 10 film muti più celebri di sempre.
Giovanna d'Arco. Non è qua il caso di rifare la storia di questa ragazza, che pare una figura leggendaria, per le gesta, se non fosse che è tutto vero, e che senza di lei, chissà, tutto quel territorio laggiù oggi non lo chiameremmo Francia, ma magari inghilterra Continentale, o Borgogna, sai tu, le svolte nella Storia. Il film però si dedica solo alla fine, quando è già stata catturata e siamo dunque al processo farsa fatto dai suoi nemici, dove ovviamente verrà giudicata colpevole. Ora, dividiamoci, chi è credente e chi non lo è (il sottoscritto). Il mio punto di vista è ovviamente figlio delle mie convinzioni. Il processo fu degno dei Talebani, con questi fanatici religiosi, sedicenti uomini dotti (ma un uomo dotto del passato difficilmente reggerebbe un confronto con un ragazzino di III media, sulla sua "sapienza"). Dall'altra parte però una contadinella ignorante, analfabeta, che sente le "voci", di questo o di quell'altro santo, che vede gli angeli e compagnia bella. Di tale processo (1431) abbiamo, pare, miracolosamente, la completa trascrizione. Terminò prima con l'abiura di Giovanna (comunque condannata all'ergastolo), poi con la sua ritrattazione e il suo omicidio mediante rogo (!), che noi a Ovest facciamo presto a fare la paternale ma abbiamo nell'armadio degli scheletri da paura, che l'armadio poi neanche si chiude.
La Chiesa, con la consueta faccia da tolla, poi in seguito dichiarò nullo tale processo, Giovanna d'Arco farà una super carriera ecclesiastica, diventando prima venerabile e venerata, ma al top quando fu Beata (1909) e quindi Santa (1920).
E siamo arrivati al film. Giovanna è santa dal 1920, è diventata Patrona della Francia nel 1922, nel 1925 esce un libro di grande successo su di lei (oggi credo dimenticato) e insomma c'è un bel Giovannismo, su cui si inserisce il film di Dreyer. Costui, figlio di un coito di sua madre con un contadino della zona, viene dato subito via e adottato dai Dreyer, appunto, rigidi danesi luterani, senza se e senza ma. Pare che proprio tale habitat abbia influito pesantemente sullo stile di Dreyer, preciso fino ad essere maniacale, ma anche qua, non sono io che posso parlare di Dreyer.
Eppure, fu proprio così maniaco da fare spendere cifre enormi per un film che ti pensi, boh, spese zero, o quasi. Ebbene, si fece in pratica ricostruire fedelmente il castello del processo per poi....non riprenderlo mai (o quasi). Una spesa enorme, totalmente inutile, ma non per lui, che affermò che gli attori si sarebbero sentiti influenzati dall'ambiente in cui erano. OK....ma sono attori....che cavolo, spendi miliardi e magari lo facevano a gratis, l'influenza...Sia come sia, le stesse riprese furono una bella faticaccia, e anche l'iconica rappresentazione della Falconetti (la parte della vita per lei, certamente) furono un prova e riprova e cancella e riguarda e ecco, rifammi solo questa espressione...insomma non è che quella che sembra una ispirazione divina del suo volto sia stata spontanea, ma meticolosamente ricercata e costruita.
Il film è un film di volti, punto. Abbiamo lei, in una interpretazione passata alla Storia del Cinema (che aggiungere?) e i volti dei preti, che sono quelli che ti aspetti, perfidi, ignoranti, tronfi, impuniti, che si guardano tra loro, in questa recita, in questa farsa, e pongono domande di religione alla poveretta ignorante, che nulla sa di teologia ma che si appellò al suo totalizzante amore in Cristo.
Io sono certamente un eretico e lo sarò anche qua: il fim è bellino, caruccio, ma in definitiva pure un controsenso, riportare parti del processo e delle battute intercorse, in un film muto. Poche volte, dico, sarebbe servito un sonoro come ora, a un film muto. E' un film storico, certamente, religioso, per chi ci crede, innovativo, per mille motivi, ma è bello? Ok innovare, ok questa infinita serie di primi piani, primissimi, ok la Falconetti, ma il tutto è bello? Insomma. Si ammira magari la tecnica, del regista, dell'attrice...ma prende, coinvolge, fa trepidare? Insomma.
La Falconetti dopo questo film andò un tantino fuori di testa (senza offesa); il prete accusatore invece morì poco dopo (l'attore), mentre il personaggio storico, come spesso capita ai cattivoni, visse una lunga vita. Il prete buono, giovane, era l'artista Antonin Artaud, pure lui finito un tantino fuori con la testa (non lo dico io, parliamo di una decina d'anni di manicomio).
Il film fu da subito un trionfo di critica e un tracollo economico. Foriero di innumerevoli polemiche (la Chiesa, l'Arcivescovo, la religione, e che due palle), subì tagli e disgrazie varie, tra cui incendi che fecero perdere quasi tutto, ma poi avvenne qualche miracolo, per restare in tema, e in un qualche angolo di mondo si ritrovarono copie visibili o restaurabili, ed eccoci qua, gratis su Youtube.
Per me un 7, ma sia chiaro, per molti è un capolavoro tout court.
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