Regia di F.W. Murnau vedi scheda film
"L'ultima risata" è il secondo capolavoro di Friedrich W. Murnau, dopo l'immortale Nosferatu: sostenuto dalla possente interpretazione di Emil Jannings, che anticipa di qualche anno quella molto affine de "L'angelo azzurro" di Sternberg, è il film muto dove la macchina da presa acquista una notevole libertà di movimento, con carrellate e zoom allora quasi completamente inediti, e partecipa attivamente alla costruzione del dramma. Il tema è quello della perdita del proprio status-symbol da parte di un anziano portiere di un Grand hotel che viene adibito a mansioni più umili, perdendo il diritto a indossare la divisa che lo aveva accompagnato per anni e anni: alcuni giudicano lo svolgimento della trama eccessivamente sbilanciato sul patetico, e nelle scene che precedono il finale chapliniano si potrebbe perfino trovare qualche insistenza lacrimosa nello script di Carl Mayer, ma secondo me nel complesso regge ancora molto bene il peso degli anni. Con le sue invenzioni folgoranti la regia di Murnau traduce una visione tormentata del personaggio, che si accorda con le atmosfere della Germania weimariana in crisi economica e in odore di nazismo. Il finale burlesco con il portiere che riceve una inaspettata eredità e torna da miliardario all'hotel è ritenuto da alcuni stonato e del tutto estraneo alle tematiche del film, ma invita a leggere l'opera in una chiave straniante e brechtiana che la rende sicuramente moderna. Opera stilisticamente innovatrice che rinuncia completamente alle didascalie del cinema muto, con un'unica eccezione, dunque di grande importanza per gli sviluppi del linguaggio cinematografico, tematicamente rilevante se si considera lo scenario di miseria economica e morale della Germania anni 20, "L'ultima risata" resta film di grandissimo interesse, uno dei numerosi vertici assoluti di Murnau insieme ad "Aurora", "Nosferatu" e "Tabù".
Voto 10/10
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