Regia di F.W. Murnau vedi scheda film
Filmone di Murnau, superiore al Nosferatu....filmone con tanti tanti pregi.
Murnau certamente viene ricordato di più per l'iconico Nosferatu (che mi ha deluso) e molto meno per quest'altro suo film, che reputo decisamente superiore a quello dedicato al Re della Notte (senza licenza, però).
Qua abbiamo, in definitiva, la storia piccina e tragica di una persona patetica.
Il protagonista è il portiere di un hotel di lusso: portiere come un tempo, cioè sta alla porta, accoglie o fa partire i clienti, gestendo i loro bagagli e i loro mezzi di trasporto, o procurandoli, se serve.
E' tutto tronfio, con la sua bella divisa...ma è vecchio. Il suo problema è che è anziano e pure il vigore fisico lo sta abbandonando. La direzione progetta dunque di "retrocederlo" alla gestione dei bagni (retrocedere per modo di dire, come disse Murnau, tutti sanno che fa più soldi l'addetto ai bagni...). Ma qua si vuole calcare la mano sull'umiliazione del protagonista: via la divisa, vada nei bagni, li tenga puliti e badi ai ricconi che là vanno a pisciare. Anche in questo, lo spaccato di vita "Germania anni '20" è impietoso, visto oggi: il riccone ha un atteggiamento, spesso, di sdegno e disprezzo per il lavoratore, che è tenuto addirittura a porgergli l'asciugamano (!), ma pure a spazzolarlo e lustrargli le scarpe, già che c'è.
Finisce dunque la bella vita del nostro, che tornava tutto orgoglioso nei quartieri poveri dove viveva, sfoggiando la sua bella divisa che suscitava, orrido a dirsi, l'ammirazione e l'invidia dei poveracci della zona.
Per il protagonista, il ridimensionamento di mansione è una mazzata, fisica e psicologica: lo seguiamo attonito, incapace di riprendersi,ma pure piegato, invecchiato, acciaccato...disperato.
Sceglie di non dire nulla a casa, ruba pure una divisa per fingere che nulla sia successo, ma la cosa viene scoperta e porterà al pubblico ludibrio, tra i poveri, che non avranno pietà...pure in casa, di fatto, verrà messo alla porta.
In questo film muto, c'è un'unica didascalia (neanche ci si fa caso): la storia è finita così, si legge, ma si è voluto inventare un improbabile lieto fine, nel quale il nostro diventa ricchissimo per una eredità inattesa, e fa il cliente dell'Hotel. Tutti ora, nel finale, si dimostrano servili e vili verso colui che ha i soldi, anche se prima lo avevano trattato male. La dignità è merce rara, in questo film. Pure il protagonista, ora ricco sfondato, è un parvenu, un bifolco, seppure dal cuore buono, dato che premia chi lo aiutò e ha una mancia per ognuno.
E' notevole lo spaccato di vita vera della Germania. Fa specie lo stacco enorme tra le classi sociali, anzi, fa meglio capire cosa si intendeva, al tempo, per la lotta di classe: erano proprio due società parallele, che si sfiorano forse ma non si amano, che si evitano tra loro e si ignorano. E sarebbe da dirne molte, sul rispetto e l'ammirazione tedesca verso la divisa, qualunque divisa, pure questa che pare tutto meno che una divisa militare, e più una cosa circense.
Tecnicamente, il film di Murnau è un prodigio.
In primis, la camera si muove!!! E' il primo film importante (tra quellli visti da me) dove questo succede. Incerta in alcuni momenti, ma non ci sono dubbi, la camera si muove. Segue l'attore, fa delle carrellate (termine fuori posto) in avanti, sensazionali, così come alcuni "zoom out" (dal dettaglio rientra mostrando il generale). La camera danza, diciamo, inventa, e dona una visione del film totalmente inaspettata.
Pecche: il film è forse troppo lungo. Un'ora e mezza, e in definitiva succedono 3-4 cose, non molto di più. Altre pecche...no. L'attore principale è Emil Jannings, al tempo tra i migliori al mondo, qua conciato con basettoni e baffoni, bravissimo. Alla sceneggiatura, Carl Mayer, un genio o giù di lì. Nella troupe, un 25enne Alfred Hitchcock. Può bastare? Per il 1924, per me sì.
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