Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Roma, secondo dopoguerra. Antonio, marito e padre, è disoccupato; la famiglia tira avanti tra mille difficoltà. Dopo tanto cercare, ottiene la possibilità di lavorare nel servizio affissioni dell'amministrazione comunale. E' però indispensabile essere muniti di bicicletta; con ulteriori sacrifici, ne compra una. Ma, durante il primo giorno di lavoro, in centro città, la bicicletta gli viene rubata. Antonio precipita nella disperazione. Non ritrova il suo mezzo di lavoro; rintraccia il ladro, ma non può provare le sue responsabilità. Infine, s'improvvisa ladro egli stesso, ma non ha fortuna. Capolavoro del neorealismo cinematografico, diretto da Vittorio De Sica, su soggetto di Cesare Zavattini e liberamente ispirato ad un romanzo di Luigi Bartolini, "Ladri Di Biciclette" racconta di un'Italia prostrata a causa degli eventi di un recente tragico passato i cui echi sono ancora udibili tra le strade della città di Roma; i cittadini non sono passivi spettatori della tragedia nazionale, ma esprimono un'intenso desiderio di riscatto, nelle parole e nelle azioni. Il protagonista, Antonio, è un uomo in difficoltà economiche; nessuna fonte di reddito ed una famiglia da mantenere. Egli fa del suo meglio per migliorare la propria condizione. Quando il successo sembra arridergli, tuttavia, è colpito dalla malasorte; un ladruncolo gli sottrae il mezzo di lavoro, la bicicletta, rendendolo di fatto inabile all'impiego appena ottenuto. Non è solo un danno economico, per Antonio, ma anche - e soprattutto - morale. La bicicletta è stata acquistata impegnando beni di valore anche affettivo; un investimento che la famiglia ha fatto per il proprio futuro. Il protagonista non può permettersi di accettare passivamente la sventura, pertanto mette in campo ogni sua risorsa per recuperare il bene sottratto. Egli è un uomo deciso, ma la sua operatività è ristetta entro alcuni limiti, il primo dei quali è la legalità; il secondo, la rettitudine morale. La sua azione si svolge, infatti, sotto lo sguardo attento del figlio, Bruno, al quale egli sente di dover essere d'esempio. L'evidente squilibrio d'età è connesso ad una diversa percezione del mondo; il bambino, nel suo innocente egoismo, è impietoso giudice delle scelte paterne, che non sempre valuta corrette. Dunque, Antonio è sottoposto ad una pressione crescente, da un lato la necessità di tornare in possesso dello strumento, dall'altro, il farlo con modalità specifiche. Dopo una sequenza d'insuccessi, egli perde il controllo. Al suo antagonista è andata bene, è riuscito nel doppio intento di rubare e farla franca, nell'inerzia di istituzioni che sembra abbiano ben altro da fare e comunque siano costrette ad agire entro precisi limiti di legalità; dunque Antonio ha la sconsiderata idea di divenire egli stesso un ladro. Mal gliene viene, è immediatamente acciuffato, e solo grazie alla disperazione di Bruno egli evita le conseguenze peggiori. Le ultime sequenze mostrano un uomo sconfitto, ma non domo. Antonio ha perso una battaglia, non la guerra, poichè la lezione appresa, ed involontariamente impartita a Bruno, non può che essere foriera di cose migliori. Un lezione, di fatto, destinata al pubblico, il quale, in prossimità dell'epilogo, sarà di certo entrato in empatia con lo sfortunato protagonista. A quest'ultimo offre volto e movenze Lamberto Maggiorani, un attore non professionista alla sua prima esperienza. Lo affianca in scena il giovanissimo Enzo Staiola, nel ruolo di Bruno, vispo e furbo, caratteristiche indispensabili, in un tempo tanto complesso. Bruno condivide con Antonio l'esperienza della ricerca, lo consiglia, involontariamente lo aiuta. Il loro allontanarsi affiancati, nella sequenza conclusiva, attesta una crescita del personaggio, una partecipazione intima del dramma paterno, foriera di una miglior comprensione del mondo e di un nuovo ruolo all'interno della famiglia. La moglie di Antonio, Maria, è interpretata da Lianella Carell. Altro personaggio importante, Maria dà un fondamentale contributo alla famiglia pur non percependo stipendio; organizza l'economia domestica ed è da sprone per Antonio, chiedendo che l'uomo contribuisca così come il suo essere maschio nella società dell'epoca prevede. Il film è ambientato in una Roma frenetica, vitale, vivace sotto ogni aspetto. I cittadini, permeati della fervida espressività romanesca, non stanno mai fermi. Le strade sono piene di gente, a piedi o a bordo di veicoli di ogni sorta; un'umanità sempre all'opera, tanto a lavoro quanto in attività ricreative, politiche o d'altro genere, attesta la vitalità di una società ancora in difficoltà ma pronta a correre lungo la strada del progresso. "Ladri Di Biciclette" racconta questa Italia, con le sue negatività - oltre alla "fame", che spinge le persone a vivere di espedienti anche disonesti, la quotidianità è funestata da disordini politici e crimini di ben altro spessore - ma - soprattutto - tanta voglia di riscatto; sono i prodromi di una rinascita che ha portato al benessere dei decenni successivi, dei quali ancora oggi siamo partecipi.
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