Trama
Azucena ha trent’anni e vive in uno stato di sospensione: la sua adolescenza è rimasta congelata da un trauma che continua a perseguitarla. Spia gli adolescenti di una casa famiglia, cercando nei loro giochi, nei gesti di fratellanza, i frammenti del proprio passato. L’incontro con Julio, diciassette anni, diventa un legame inaspettato, guidato da ferite comuni e da un desiderio edipico che li conduce fino alle rocce di un vulcano. Lì, lontani da tutto, segnati dall’assenza, si trasformano in qualcos’altro.
Con Hiedra, Ana Cristina Barragán prosegue la sua esplorazione radicale dell’intimità, dei corpi e dei silenzi. Il film mette in scena un desiderio disordinato, irrisolto, che nasce dalla ferita e dall’abbandono. La regista lavora con attori non professionisti, affidandosi alla loro presenza ipnotica davanti alla macchina da presa, per raccontare Azucena – creatura senza territorio, congelata nel tempo – e Julio, parte di un branco sopravvissuto all’abbandono, che porta nella rabbia il peso di un materno mancante.
Nel paesaggio vulcanico si apre uno spazio di sospensione e metamorfosi, lontano dai parametri della normalità. Hiedra è un viaggio nel corpo, nella sua goffaggine e nella sua tenerezza, una storia sull’assenza e sulla possibilità di trasformarla in presenza, dove ciò che si muove sotto la superficie del racconto diventa materia viva e perturbante.
- Premio Orizzonti - Miglior sceneggiatura al Festival di Venezia 2025
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