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Trama

Presentato alla Quinzaine 2025, il film Classe moyenne racconta la storia di Mehdi (Sami Outalbali), un giovane uomo ambizioso e in bilico tra due mondi che crede di poter fare da ponte tra due famiglie, due classi, due visioni della vita. Ma quello che sembra un potere diventa presto un peso. In una casa di vacanza che si trasforma in un campo minato sociale ed emotivo, i rapporti si complicano, le alleanze si ridefiniscono e le maschere cadono. Tutto ruota attorno a una trattativa: chi si alleerà con chi? E a quale prezzo?

Antony Cordier, a vent’anni da Douches froides, torna a Cannes con il film Classe moyenne, una commedia caustica e politicamente incisiva, ispirata tanto al cinema di Chabrol quanto alla tradizione satirica italiana. Il film è un’autopsia acida e divertita della borghesia francese, ma anche un autoritratto: Cordier si definisce infatti un “transfuge de classe”, qualcuno che ha attraversato i confini invisibili tra i mondi sociali, portandosi dietro nevrosi, ambizioni e desiderio di legittimazione.

Il film Classe moyenne è una riflessione sul potere, sull’identità e sulle dinamiche sociali che plasmano e deformano le relazioni. Mostra come la passione per il denaro e il bisogno di riconoscimento possano rendere mostruosi anche i personaggi più ordinari. Il confronto tra il capitale economico e quello culturale emerge in modo feroce, così come il divario tra chi può mentire senza conseguenze e chi teme perfino la polizia.

La regia affida alla commedia un compito crudele ma salvifico: svelare le ipocrisie, ridicolizzare i privilegi, interrogare le nostre stesse complicità. L’ironia non è mai fine a sé stessa, ma uno specchio spietato. E quando il grottesco affiora, è solo per meglio restituire la verità dei rapporti di classe.

Girato quasi interamente in una casa ispirata alla forma di una conchiglia, il film Classe moyenne sfrutta lo spazio per mettere in movimento i personaggi e generare tensione continua. Cordier ha lavorato in modo differenziato con ogni attore, stimolando l’improvvisazione e adattando la regia alla specificità di ciascun interprete.

La colonna sonora alterna minimalismo elettronico berlinese a composizioni originali per pianoforte firmate da Clémence Ducreux, creando un controcanto emotivo che accompagna lo spettatore tra cinismo e disincanto.

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