Regia di Hideo Jojo vedi scheda film
Welcome to the Village (2025): locandina
27 FEFF - CONCORSO
Una giovane copia giapponese decide di trasferirsi a vivere in campagna, intendendo lui dedicarsi all'agricoltura, e potendo lei, di professione illustratrice, lavorare da casa tramite pc.
Trovano in un grazioso e apparentemente pacifico borgo, una casa con terreno ad un prezzo molto conveniente.
E vicini e compaesani un po' strani, forse pure sfacciatamente impiccioni, ma, almeno sulle prime, gentili, servizievole e cordiali.
Ossessionati come appaiono, tutti i compaesani, poco per volta, dal fatto che i due sposini stiano tentando di filare, secondo una eventualità che tornerebbe dopo decenni a far riprendere le nascite tra quel remoto gruppo di anime ormai anziane, legate, come si scoprirà seguendo la intricata vicenda, a celebrare antichi e balordi riti coadiuvati da pericolosi effetti pirotecnici, e tutti in combutta a "coltivare" - nel vero senso della parola - una attività controversa, in grado tuttavia di farli rialzare dagli effetti di una disastrosa calamità naturale che devastò quel luogo diversi anni prima.
Un mefistofelico capo villaggio riuscirà a circuire il nostro giovane neo contadino, dinanzi agli occhi sempre più sconcertati di sua moglie, piuttosto remissivo, almeno fino a quando la posta in gioco inizia a manifestare i suoi sintomi più bizzarri e perversi.
Welcome to the village, thriller cupo e malizioso che sfodera nella sua prima metà caratteristiche diaboliche che ricordano certi crudeli inganni satanici polanskiani alla Rosemary's baby (ma solo all'inizio, perché poi l'ipotesi di un patto col diavolo con posta in gioco nel nascituro tramonta a favore di altre ed ancor più complesse svolte narrative) vede coinvolto il regista nipponico Jojo Hideo, presente al FEFF 27 con ben due film (l'altro è l'incalzante e letteralmente accalorato e trasudanre thriller A bad summer, è stato correttamente premiato in questa stessa sede festivaliera con il Gelso alla Migliore Sceneggiatura.
Si tratta, anche in questo caso, di un thriller piuttosto coinvolgente, ben girato ed incalzante, forse un po' prolisso nel suo riuscire ad arrivare al punto, e per questo forsenon cometa e te convince te come appare invece il già citato A bad summer.
Entrambi i film tuttavia riescono a mettere in evidenza un cineasta maturo e solido, che promette assai bene e che speriamo di poter ritrovare nuovamente, magari in un futuro ulteriore contesto festival ero stimolante come quello di Udine.
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