Trama
Ambientato nel periodo successivo alla Rivoluzione ungherese del 1956, il film Orphan è firmato da László Nemes, regista già premiato con l’Oscar per Il figlio di Saul, di nuovo affiancato dalla co-sceneggiatrice Clara Royer e dal direttore della fotografia Mátyás Erdély. Orphan è un film che si inserisce in una fase storica segnata dalla repressione sovietica e dalle conseguenze profonde che essa ebbe sulla popolazione civile, in particolare sulle comunità ebraiche sopravvissute alla guerra.
Il racconto si concentra su Andor, un ragazzo di dodici anni cresciuto a Budapest con la madre Klára, una donna riservata e determinata, che lo alleva in un clima di tensione silenziosa. Il padre di Andor non è mai tornato dalla guerra, e l’assenza lascia un vuoto identitario che il giovane cerca di colmare tra interrogativi irrisolti e una crescente consapevolezza del proprio passato. Nonostante viva nella casa storica di famiglia, Andor si sente straniero nella propria città, in un quartiere dove la memoria collettiva si scontra con il sospetto diffuso e la sorveglianza del regime.
Nel tentativo di comprendere chi è davvero sua madre, Andor osserva con crescente inquietudine la figura di Berend Mihály, un uomo rude e ambiguo che fa visita alla famiglia e che sembra custodire segreti legati alla sopravvivenza di Klára durante l’occupazione nazista. Le visite di Mihály, insieme ai controlli del regime e al silenzio che avvolge la comunità ebraica locale, spingono il ragazzo a intraprendere un percorso doloroso ma necessario verso la maturità.
Girato in 35mm, con l’uso prevalente di piani ravvicinati e soggettive, il film Orphan prosegue la ricerca visiva e narrativa di Nemes, offrendo un racconto centrato sul trauma individuale come riflesso della violenza storica. Il film Orphan si muove tra spazio privato e contesto politico, articolando una riflessione sulla perdita, sulla trasmissione della memoria e sulla costruzione dell’identità in epoche segnate dalla sopravvivenza.
Note
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