Regia di Zach Lipovsky, Adam B. Stein vedi scheda film
Un ritorno discreto per la saga, che punta tutto sullo splatter e ci riesce. Poco coraggio nella trama, ma almeno stavolta il sangue non manca. Sufficiente, ma niente di più.
Final Destination: Bloodlines (2025): locandina
Final Destination: Bloodlines è il ritorno di un franchise che, nel bene o nel male, ha avuto un suo peso nel cinema horror degli ultimi vent'anni. Stavolta si torna alle origini, con un prequel ambientato prima degli eventi del primo film. Ambientato nei primi anni 2000, il film segue una giovane donna che, dopo un tragicoevento familiare, si ritrova coinvolta in una catena di morti violente insieme ad altri ragazzi legati a quello stesso passato. Più cercano di sfuggire, più diventa chiaro che qualcosa sta seguendo un disegno preciso. E quando la Morte si mette in moto, non lascia scampo.
Final Destination: Bloodlines (2025): Anna Lore, April Telek, Richard Harmon, Teo Briones, Owen Patrick Joyner, Alex Zahara
La struttura narrativa è quella classica, ormai familiare a chi conosce la saga. Ma qui arriva la novità: rispetto ai capitoli precedenti, Bloodlines alza decisamente il livello dello splatter, ed è proprio questo che, da fan del genere, ho apprezzato di più. Finalmente si punta sul lato più crudo e visivo, abbandonando almeno in parte la solita formula trita e ritrita che sembrava ormai senza mordente.
Le morti sono curate nei dettagli: esplicite, brutali e molto più d'impatto rispetto agli ultimi film. Questo salva un film che, altrimenti, rischierebbe di affondare nella prevedibilità.
I personaggi non sono approfonditi, la sceneggiatura non osa più di tanto e i tentativi di ampliare il "mito" della saga restano abbozzati. Ma se cerchi qualcosa di più viscerale e meno pulito, qui lo trovi.
Bloodlines non rivoluziona nulla, ma fa una scelta chiara: meno psicologia, più sangue. E per chi, come me, apprezza lo splatter fatto bene, questo basta a renderlo un film godibile, pur con tutti i suoi limiti.
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