Regia di Akihiro Hata vedi scheda film
Grand Ciel (2025): Damien Bonnard
Venezia 82. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Il Grand Ciel è un avveniristico grattacielo polifunzionale progettato nel rispetto di specifiche tecnologiche all’avanguardia. Razionalizzazione, autosufficienza energetica, riduzione degli sprechi, carbon offsetting sono il mantra di chi ne sponsorizza la costruzione. Un complesso dotato di appartamenti, uffici e negozi per una cittadinanza sensibile all’ambiente che esige servizi di prossimità sempre più vicini.
Il Grand Ciel cresce spedito generando lavoro e nuove opportunità economiche e sociali sotto gli occhi di chi vi lavora con la carriola ed il martello pneumatico. Gli operai, spesso immigrati clandestini pagati in nero, sono i primi a guardare in alto con gli occhi pieni di sogni. Anche il capoturno di una squadra notturna, il francese Vincent, e la compagna Camille guardano con ammirazione al complesso. Camille ha ottenuto un lavoro come graphic designer dall’azienda costruttrice e tutto sembra indicare un’opportunità di acquisto nell’Eden della tecnologia cittadina.
Grand Ciel (2025): Damien Bonnard, Samir Guesmi
Il regista, Akihiro Hata, nato in Giappone, ma cresciuto nell’ambiente cinematografico francese, entra con la telecamera nella pancia del mostro, ne percorre le budella buie e malaticce di cemento e racconta le notti di duro lavoro di Vincent e dei suoi compagni. Quello che all’inizio sembra il classico resoconto dello sfruttamento sociale, con operai sottopagati, senza diritti e assistenza, diventa improvvisamente un thriller dalle atmosfere fosche. Le viscere dell’edificio si riempiono dei suoni sinistri di una carena immersa in un mare tempestoso, ed emettono, infine, una nube di pulviscolo, anticipata dall’erosione sistemica del calcestruzzo. Il nugolo mortifero si espande nelle fondamenta mentre gli operai, che devono rimediare al manifesto marciume dei materiali, iniziano a disunirsi di fronte agli strani avvenimenti che si manifestano nel sottosuolo.
Akihiro Hata ci precipita sette piani sottoterra, ci tortura con allarmanti suoni di implosione, ci soffoca nelle polveri insaziabili della bramosia di denaro. Davanti alla macchina da presa il palazzo, apparso come simbolo di progresso, scopre il suo vero io, quello dei costruttori che risparmiano sui materiali, sulla sicurezza, sulla salute dei lavoratori, per cercare il massimo profitto.
Lo stile registico si sposta dalla cronaca del reale all’orropilante e spaventosa narrazione del mostro che si ribella al suo cinico creatore.
Grand Ciel (2025): scena
"Grand Ciel" è la grigia metafora del capitalismo peggiore. Ma nel mostrare il peggio di esso mette in luce anche la complicità della base nel processo di impoverimento sociale. Una base umana ed economica che finisce per sgretolarsi una volta chiamata a difendere il proprio statuto con la protesta, la richiesta di chiarimenti e lo sciopero. Chi esce vincitore (morale) dalla battaglia si lecca le ferite rinunciando ad un lavoro necessario e vitale in nome della sicurezza. Gli altri, i poveracci e gli irregolari, non possono che cedere sotto la pressione di un sistema che non ammette vie di fuga.
Per il giapponese buona la prima.
Grand Ciel (2025): Damien Bonnard
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