Trama
Film d’apertura di Cannes 2025, Partir un jour racconta la storia di Cécile, una giovane che sta per coronare il suo sogno: aprire un ristorante gastronomico a Parigi. Ma un infarto del padre la costringe a tornare nel villaggio della sua infanzia. Lontano dal caos cittadino, riemergono ricordi e sentimenti sepolti, soprattutto quando ritrova Raphaël, il suo primo amore. Tra passato e presente, tra piatti gourmet e patate da sbucciare, Cécile è costretta a interrogarsi su chi è, cosa vuole davvero e cosa significa, oggi, “partire un giorno”.
Partir un jour è un film sulla soglia: dei quarant’anni, della riconciliazione, del ritorno a sé. Tra realismo e leggerezza musicale, la regista Amélie Bonnin firma un’opera che parla di identità, radici, relazioni familiari complesse, ambizioni femminili e ferite d'infanzia mai del tutto chiuse. Ma lo fa con una tonalità unica: quella della canzone popolare francese, che emerge inaspettata nei momenti più quotidiani. I personaggi, infatti, cantano non per spettacolo ma per dire meglio ciò che non sanno dire con le parole. Le voci non sono perfette, ma vere. Come la vita.
Juliette Armanet, qui al suo primo ruolo da protagonista, interpreta nel film Partir un jour Cécile, una donna determinata e fragile, sentimentale e arrabbiata. Bastien Bouillon è un Raphaël irresistibile, dolce e un po’ immaturo, in un ruolo che gioca con i codici della commedia romantica. Dominique Blanc e François Rollin aggiungono profondità e tenerezza con due genitori pieni di contraddizioni.
“Con il film Partir un jour, volevo raccontare qualcosa che conosco bene: il momento in cui si è già adulti, magari genitori, con una carriera costruita, ma ci si scopre ancora bloccati da nodi che arrivano da lontano”, racconta la regista. “Ritorni nel tuo paese d'origine, e all’improvviso senti che nulla è risolto. Che forse la persona che stai cercando di diventare ha ancora qualcosa da chiarire con quella che eri”.
“Cécile è una donna forte, indipendente, che ha fatto della passione per la cucina un modo per affermarsi. Ma tornare nel paese dove è cresciuta, accudire un padre che non ha mai saputo come parlarle, ritrovare un amore mai davvero chiuso... tutto questo la mette di fronte a un punto di svolta. E non è solo una crisi personale: è una riflessione più ampia su come diventare sé stessi senza rinnegare le proprie radici. Su quanto sia difficile e necessario fare pace con ciò che ci ha costruiti”.
“Vengo dal documentario, e mi interessa il reale. Le sue sbavature, le sue incertezze. Per questo anche nei momenti musicali ho cercato verità, non artificio. Partir un jour è una storia dolceamara, che parla con leggerezza di cose profonde: dell’amore che dura e di quello che si lascia andare, di genitori e figli, di desideri che ritornano. E, soprattutto, di quella sensazione che tutti conosciamo: quella di essere sull’orlo di qualcosa. Anche a quarant’anni. Anche con i capelli bianchi”.
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