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El Dorado

Regia di Howard Hawks vedi scheda film

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La recensione su El Dorado

di Baliverna
7 stelle

Se ci sono mestiere, esperienza e carisma anche tre vecchie glorie (i protagonisti col regista) possono sfornare una pellicola dignitosa.

È una specie di “Dollaro d'onore” in tono minore, con i personaggi che portano con sé tanta zavorra quanti sono i loro anni in più, ma la sostanza del precedente classico la si ritrova quasi tutta.

Howard Hawks dirige come sempre con spigliatezza, fluidità ed equilibrio. Quanto a quest'ultimo, pur essendo essenzialmente un film drammatico, il maestro, come spesso faceva, spruzza qua e là lieve umorismo e garbata ironia. Essi alleggeriscono opportunamente il film in certi passi, senza costituire fastidiosi cambi di registro; anzi, qualche sorriso e qualche risatina sono inseriti senza far vedere le... giunture.

I western di Hawks, un po' come altri classici di John Ford e Henry Hathaway, presentano sempre un sostrato umano ed umanista. Si vedono cioè in filigrana la disapprovazione per l'omicidio o la morte in sparatoria, oppure il dolore quando questi sono purtroppo necessari (per legittima difesa, ad es.). A questo proposito, è interessante notare la reazione del giovane vendicatore (James Caan) dopo aver consumato la vendetta bramata per ben due anni. Lungi dal dare appagamento e sollievo, essa lo lascia col broncio e senza appetito, oltre che spaesato e confuso. Questo pare un giudizio sul fatto che, benché il suo amico fosse stato vigliaccamente ucciso in quattro contro uno, la vendetta dente per dente non mette certo a posto i conti, men che meno con la propria coscienza.

Quanto agli elementi caratteristici dei film di Hawks, troviamo l'amicizia tra uomini, le schermaglie amorose con donne linguacciute e riottose (anche se attratte dall'uomo...) e la figura del padre, reale o putativo. Notiamo che il personaggio di Caan si affezione al vecchio pistolero John Wayne proprio perché questi gli dice parole di verità e lo redarguisce per la sua impulsività e ingenuità.

Le sequenze dei “confronti” tra pistoleri nei saloon sono molto ben girate. Qualche altra scena presenta qualche smagliatura, è vero (la lungua sequenza dei tiratori nel campanile), ma in complesso lo definirei un film riuscito e per niente stracco, come potrebbe essere quello di un vecchio regista, con un vecchio Wayne, e un Mitchum neppure lui più trentenne. Gli anni sono passati per tutti, e il regista, con sincerità, non cerca di nasconderlo. Il fatto che entrambi gli eroi siano alla fine acciaccati (uno zoppo e l'altro con la paralisi alternata ad un braccio) è una rappresentazione visiva dello scorrere degli anni, e il progressivo scemare delle forze e del vigore fisico. La scena finale, con i due eroi che procedono claudicanti, è emblematica in questo senso.

P.S.

La scena di John Wayne che tira un calcio alla sputacchiera, dove c'è il dollaro del disonore, era troppo bella e riuscita per non essere riproposta, mutatis mutandis, anche qui (dove a prendere il calcio è la bottiglia di whiskey). E che carisma aveva, il Duca!

 

 

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