Regia di Mario Martone vedi scheda film
Ritratto completamente al femminile di una scrittrice "off" come Goliarda Sapienza, inquieta protagonista del novecento, assurta a certa fama con il suo romanzo fiume, quello di una vita, "L'Arte Della Gioia", pubblicato postumo, nel 2008 e da allora considerata una delle migliori scrittici italiane del novecento. Mario Martone affronta il vulcano Sapienza con intelligenza, isolando un breve periodo della sua vita, agli inizi degli anni ottanta, dove donna già adulta, si ritrova a finire in carcere a Rebibbia e a conoscere, tramite di esso, la vita carceraria (su cui scriverà due libri). Il regista prova a dare la sua personale interpretazione di questa donna sfaccettata, anarchica, inserendola in un contesto umano, poco letterario, rifiutando la biografia. Il risultato è buono, sostenuto da attrici che danno tutto (anche se Elodie c'entra poco e mi sa di specchietto per le allodole), specialmente in Valeria Golina, sempre molto credibile, e nella "romanaccia" Matilde De Angelis, turbinosa ragazzina che s'innamora di lei. Dietro questa velata storia d'amicizia e d'amore, si cela l'anima torturata della Sapienza, la sua malinconia, il suo sguardo sul mondo e la sua solitudine umana e letteraria. Un'opera non facile, che ha pagato proprio questa sua costruzione intima rispetto a un film che poteva risultare didascalico, volgare o sopra le righe. L'obiettivo non è, però, del tutto raggiunto, le due ore sono faticose e si aspetta sempre che succeda qualcosa ma, appunto, è un film di parole e sguardi, di inazione. Martone non è mai banale e il film merita, al netto dei difetti, almeno uno sguardo.
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