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Viêt and Nam

Regia di Minh Quy Truong vedi scheda film

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La recensione su Viêt and Nam

di alan smithee
7 stelle

locandina

Viêt and Nam (2024): locandina

CINEMA OLTRECONFINE - FESTIVAL DI CANNES 77: UN CERTAIN REGARD

Si chiamano curiosamente Viet e Nam. Sono due amici ventenni, colleghi di lavoro, ma soprattutto amanti.

Lavorano duramente presso una miniera di carbone, costretti a scendere ad oltre mille metri nelle profondità del sottosuolo, respirando polveri tossiche e rischiando la pelle tutti i giorni.

Ma anche consapevoli di poter affrontare questa vita grama tutta fatiche e rischi, sempre assieme, avendo anche la possibilità di scambiarsi furtivi baci ed effusioni tra le tenebre dei cunicoli sotterranei e la consapevolezza di sentirsi più liberi che in qualsiasi altra situazione in superficie, sottoposti invece a sguardi e giudizi morali altrui.

 

scena

Viêt and Nam (2024): scena

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Viêt and Nam (2024): scena

Nam sogna comunque una vita migliore e, incontrato un misterioso sciamano che gli offre la possibilità di ritrovare le spoglie del padre scomparso durante la guerra del Vietnam, decide di accordargli la sua fiducia, partendo con la madre e Viet alla ricerca di quelle spoglie mortali.

Più che quelle, troverà il modo per mettersi in contatto con i fantasmi del passato, che vivono tra le foreste alla ricerca di un contatto coi vivi.

Ma la realtà li richiama al dovere e la miniera finirà per risucchiarli condizionandone per sempre i progetti di vita e d'amore.

Al suo terzo lungometraggio, dopo il documentario The city of mirrors: A fiction al biography (2016) e The tree house (2019), il regista vietnamita Truong Minh Quy viene invitato a Cannes ove presenta questa sua drammatica e struggente storia d'amore e fatiche ambientata ad inizio del secondo millennio, nei giorni della tragedia delle Torri Gemelle a New York.

 

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Viêt and Nam (2024): scena

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Viêt and Nam (2024): scena

Ma il film, bello ed intenso, delicato senza rinunciare ad un erotismo che si interseca fotogenicamente con la dura realtà del lavoro nel sottosuolo, si pone anche intenti di ricerca di un riscatto materiale e morale che coinvolge i due giovani protagonisti si riverbera sugli strascichi drammatici e messi a tacere che riaprono capitoli troppo frettolosamente protocollati e messi a tacere inerenti il recente tragico passato di un paese ancora devastato dalle conseguenze di una guerra e chiuso a tenere vincolati i misteri di troppe sparizioni e fosse comuni ed anonime contenenti i resti di soldati caduti.

Il regista si sbilancia tra tenere scene passionali, erotismo ben congegnato, situazioni oniriche, alcune anche comiche, per poi dirigersi verso una materia che sonda la complessità dell'animo umano, fino a farlo mettere a contatto con la dimensione dello spirito che aleggia nel verde selvaggio di foreste impenetrabili che ne custodiscono le anime vaganti.

Un cinema che, inevitabilmente e in senso positivo ricorda le atmosfere mistiche e naturali di Tropical Malady e, più in generale, le atmosfere spirituali e metafisiche del cinema del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul.

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