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Due per la strada

Regia di Stanley Donen vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Due per la strada

di John_Nada1975
4 stelle

Un grande e istrionico Albert Finney. ma non può essere una novità, per un ardito, leziosissimo e molto studiato per il montaggio(Madeleine Gug e Richard Marden), e le elllissi continue di racconto(che sono tre momenti temporali e i loro sviluppi, continuamente interesecati) d'altronde tipiche dello stile di Frederic Raphael che ne ha scritto la sceneggiatura. Ma anche molto lezioso, hollywoodiano nel senso più lezioso e melenso del termine, e d'altronde avendo come protagonista una delle massime dive del suddetto divismo all'americana anni '50-'60(che difatti per scelta o meno avrebbe lavorato praticamente nulla o poco più nel cinema ben diverso degli anni '70, tranne il bel "Robin & Marian" di Richard Lester nel 1976), una delle icone del lezioso e patinatissimo turbinare di mìse e accessori firmati da una scena all'altra-praticamente in tutti i film tranne eccezioni come "Gli Occhi della notte"[1967] di Terence Young) come dicono oggi, preferite dalle signore tutte e dalle riviste femminili che ce la riportano fisse, come ovviamente dagli omosessuali. Infatti la pellicola di Donen non è disprezzabile per il suo ambizioso affresco sulle relazioni sentimentali e il matrimonio come "normalizzazione" all'insegna delle accettazioni delle regole del mercato e quindi della domanda e della risposta, ergo il dover guadagnare, quindi lavorare, per mantenere una famiglia, e diventare come coloro che a tavola fuori al ristorante quasi non si parlano e stanno ognuno per conto suo, quantomai estremizzato oggi in epoca di cellulari . Ma sposa anche una linea di racconto oggi quantomai risibile, che basti crescere di età per trovare il verso di guadagnare sempre di più e diventare così benestanti da potersi comprare una bella villa del settecento e una Mercedes Pagoda 350SL bianca, grazie ad una professione di inizialmente giovane e spiantato architetto. Magari grazie ad un distintissimo miliardario francese interpretato dal Signore Claude Dauphin, altruista e simpatico che ti paga tutti i debiti e ti mantiene per lavori continui di anni nelle sue ville e dimore, e neanche soltanto da ubriaco, come in Charlie Chaplin.

Bellissima e coloratissima di lusso, la fotografia di Christopher Challis, bella ma non cosi emozionante la colonna sonora di Henri Mancini.

Vagamente irritante nel complesso, per chi come Rino, subisca molto poco il fascino delle commedie agrodolci ambientate nel mondo del jet-set della immancabile riviera, qui francese, e dei film ambientati al suo interno. Partecipazione di lusso come antagonista-amante della Hepburn, di Georges Descrierès.

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