Regia di Sergej Paradzanov vedi scheda film
Le ombre degli avi dimenticati (1964): locandina
CINEMA OLTRECONFINE: RESTAURATI IN SALA
Nei Carpazi ucraini, durante il XIX secolo, all'interno di un villaggio di origine e cultura Hutsula, minoranza etnica ucraina, il giovane Ivan si innamora della bella ed avvenwnte Mari?ka, figlia dell'assassina di suo padre. Tra le due famiglie degli innamorati infatti non è mai corso buon sangue, e la circostanza ostacola assai l'innamoramento che coglie i due.
Si verifica poi un fatto tragico, che vede Mari?ka morire tragicamente annegata mentre si produca a raggiungere il suo amato, allontanato col gregge sui pascoli montani.
Il suo spirito tuttavia la fa restare sulla terra sotto forma di "njiavka", demone femminile tra i più micidiali della tradizione ucraina.
Devastato dal dolore, ossessionato dalla promessa fatta alla sua amata di sposarla, Ivan dopo un po' di struggimento prenderà in sposa Palagna, ma a poco servirà per placare il suo animo devastato.
Il pensiero del ragazzo rimane immutabilmente sempre rivolto a Mari?ka.
Conscia di non essere amata, la sfiduciata Palahna cerca quindi di riconquistare Ivan ricorrendo ai sortileggi della stregoneria, con risultati che non riusciranno a tener lontani i due amanti, fino al tragico finale.
Tratto dall'omonimo racconto di Mychajlo Kocjubyns’kyj, il capolavoro di Sergej Paradzanov mantiene la forte impronta impressionistica dello scritto originario, opportuno e necessario ad adattare ed esprimere le forze primordiali e misteriose del mondo contadino e montanaro ucraino che fa da sfondo alla vicenda.
Una storia d'amore contrastato da rivalità di famiglia che ricorda ampiamente il Romeo e Giulietta shackespeariano, mantenendone le atmosfere tragiche e mortifere tipiche della tragedia del grande narratore inglese.
I riti folklorici, la psicologia feroce di un popolo piegato dalle sofferenze di una vita dura ed inclemente, la naturalezza delle presenze luminose è quasi magiche che s’intrecciano in questo formidabile film, rendono l'opera in sé non originalissima, uno spettacolo visivo eccezionale.
Non a caso il film di Paradzanov è considerano unanimemente dalla critica un autentico capolavoro, ricco di simbolismi, suggestioni, capacità di cogliere atteggiamenti ed espressioni che si rivelano eccezionali.
Nella concitata storia, tra disgrazie, cattiverie, interventi mistici e magia, appaiono in più occasioni i simboli folcloristici e religiosi perduti nel tempo, come croci, agnelli, tombe e spiriti. Paradzanov fa ricorso anche ad una fotografia dai colori magnifici, e a primi piani di una purezza magica, per rappresentare le emozioni dei tormentati personaggi.
Succede ad esempio, in modo esemplare, nella scelta del bianco e nero, utile ed opportuno a rappresentare il lutto dell'infelice ed inquieto Ivan, in netta antitesi con la fotografia coloratissima e pregna che contraddistingue il resto del sontuoso e dinamico film.
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