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Wicked: Parte 2

Regia di Jon M. Chu vedi scheda film

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La recensione su Wicked: Parte 2

di Ponky_
5 stelle

Per i curiosi terrestri che si accingono a fare ritorno a Oz è trascorso appena un anno dall’ultima visita, mentre - nel tempo della storia - il regno del Mago Verde langue ormai nelle ostilità da ben un lustro, senza che questi sfalsati intervalli ne abbiano minimamente intaccato l’imperituro impatto persuasivo, mantenuto in rigorosa continuità stilistica con il capitolo inaugurale grazie all’oculata scelta di un girato back-to-back, non secondariamente volto a porre argine al corposo investimento stanziato da Universal, pressoché inaudito per un singolo progetto cinematografico.

“Wicked: For Good” eredita dunque dal suo predecessore tutte le qualità più evidenti, dall’impeccabile comparto estetico – con effetti visivi di rara fattura per un blockbuster odierno – alla memorabile costumistica, a ornamento di interpreti credibili in ogni risvolto, fluttuanti in ambienti noti e inediti armoniosamente integrati nella palpabile sterminatezza ecosistemica.

Accanto a tali solide fondamenta, il meritevole valore aggiunto dell’opera risiede nella rappresentazione di due fronti di battaglia che, pur manifestando una classica dicotomia tra luce e oscurità, sovvertono le convenzioni dei rispettivi ruoli, evidenziando livelli di lettura distinti tra la fittizia maschera pubblica e il reale che si cela dietro di essa, dove le opposte fazioni si vedono impegnate in operazioni psicologiche di inganno e seduzione reciproca nel corso di un dialogo costante, offrendo una visione profondamente umana e contemporanea della guerra.

Il rovescio della medaglia rivela tuttavia la mancanza di un’effettiva resa dei conti su un piano meramente fisico, di spettacolo, figlia di un eccessivo abbozzo di script fatalmente inadeguato nella trasposizione in immagini, non diversamente da quanto occorso per altri nodi cruciali, costantemente privi dell’epicità necessaria: il vero tallone d’Achille dell’intera saga.

Se il fiacco comparto musicale, peraltro leggermente sbilanciato verso l’invadenza, è ormai un dato assodato – non certo l’ideale per un musical – i contraccolpi più significativi si avvertono sul versante narrativo: afflitto da vistose ellissi che delegano all’immaginazione passaggi talvolta decisivi, troppo spesso vede latitare una chiara relazione di causa-effetto tra gli accadimenti, con il flusso del racconto che appare – soprattutto nella prima parte – paradossalmente annacquato, laddove lo spazio per ulteriori sviluppi risultava invece vastamente manifesto. Tutta la storyline faunistica, cardine di “Wicked”, rimane relegata a corollario, mentre quella che vede protagonista la sorella di Elphaba – ruolo di quart’ordine nel primo film – viene bruscamente mutilata, senza il minimo pathos, dopo aver lasciato intravedere ampi tratti di inattesa centralità. Costituisce comunque una scelta audace – almeno secondo i pudici dettami non scritti del cinema commerciale americano – la connotazione sostanzialmente negativa di un personaggio con disabilità, oltretutto destinato a un tragico epilogo, seppur effettivamente poco giustificato.

Il finale, ancora una volta, riesce a ricompattare quanto smarrito lungo il percorso, in un abborracciato kintsugi cinematografico tanto decoroso quanto imperfetto nella propria aurea placcatura, le cui cave fessurazioni consentono di scorgere un’auspicabile prospettiva di ulteriore espansione per un universo ancora fertile di suggestioni.

 

 

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