Regia di Michael Mohan vedi scheda film
Recuperando la gloriosa tradizione dell’horror liturgico in voga negli anni ’70 e nei primissimi ’80 (per citare alcuni titoli: “Flavia, la monaca musulmana”, “La novizia indemoniata” o “L’altro inferno”) e strizzando l’occhio, nel complesso, a certo nostro cinema di genere (tanto per dire, “La dama rossa uccide sette volte” di Bruno Nicolai in colonna sonora è un’inaspettata delizia), “Immaculate” diverte e intrattiene bene nella sua programmaticità (l’aiutante che soccombe come monito narrativo alla protagonista, la rivelazione poco sorprendente dell’antagonista; più in generale l’andazzo proverbiale del racconto e la schematica definizione dei ruoli).
Sydney Sweeney ci mette anima e corpo, soprattutto in un vigoroso tour de force finale in piano sequenza, e la sua prova è sostenuta da atmosfere efficaci e da un copioso scorrimento di sangue. Certo non siamo ai livelli di visionaria e pittoresca cupezza di “Hellhole” (2022), ma è meglio questo onesto B movie piccolo, veloce e senza perdite di tempo dell’ultimo “Omen” (alla cui trama però, va detto, quella di “Immaculate” somiglia in maniera incredibile) col suo rigore vacuo e serioso. Poco visto e ancor meno considerato, come capita spesso con certe ludiche chicche.
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